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Il procuratore Antimafia Roberti: “Camorra elemento strutturale della società campana”

A distanza di 10 mesi dalla polemiche che scoppiò dopo le parole di Rosy Bindi, la quale definì la camorra come un elemento “costitutivo” di Napoli, arrivano le parole altrettanto forti del procuratore nazionale antimafia. Franco Roberti, ai microfoni di Tv200, ha dichiarato: “Le mafie sono un elemento strutturale della società campana, siciliana e calabrese”
A cura di Valerio Barbato
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Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 04-06-2014 Roma Commissione Giustizia. Audizione di Franco Roberti Nella foto Franco Roberti Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 04-06-2014 Roma (Italy) Justice Commission. Hearing of Franco Roberti In the photo Franco Roberti
Franco Roberti

"Le mafie sono un elemento strutturale della società campana, siciliana e calabrese". A dirlo è stato Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia. In una intervista al telegiornale di Tv2000, la massima autorità in tema di lotta alle mafie ha voluto rilanciare, dopo 10 mesi, le parole che pronunciò Rosy Bindi, la quale definì la camorra "un elemento costitutivo di Napoli". "La Camorra fa parte della storia della città", ha detto Roberti, il quale non ha risparmiato le critiche per gli sbagli commessi nella battaglia contro la criminalità: "Le mafie sono ancora presenti in queste realtà perché non sono mai state, fino ad un certo punto, efficacemente combattute anzi hanno avuto la possibilità d'intessere relazioni con la società civile, il mondo della politica e l'economi – poi aggiunge – Tutto questo perché non sono state mai riconosciute come pericolose. Spesso la società civile ci ha fatto affari, i politici le hanno utilizzate per assicurarsi i consensi elettorali e l'economia ha utilizzato i capitali mafiosi per poter prosperare. Ma da un certo momento in poi, grazie all'opera di Falcone, Borsellino e tutti i martiri della giustizia, è emersa la consapevolezza del pericolo delle mafie anche in politica"

Il procuratore nazionale antimafia chiama in causa anche la Terra dei Fuochi e il territorio di Casal di Principe: "A Casal di Principe ad esempio – ha ricordato Roberti – dal 1927 dopo 88 anni manca ancora al 44% della popolazione la rete idrica e si attinge l'acqua dai pozzi inquinati. E la situazione si è aggravata con la devastazione del territorio nella Terra dei Fuochi. Se dopo l'intervento giudiziario, che ha ottenuto ottimi risultati, contro il clan dei Casalesi lo Stato non interviene per assicurare condizioni di vivibilità democratiche prima o poi i camorristi faranno ritorno".

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