Il protagonista di Robinù verso la libertà: “Non è provato che sia un camorrista”

È una sentenza destinata a far discutere quella pronunciata dalla V Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione di Napoli nei confronti di Mariano Abbagnara, considerato appartenente alla cosiddetta "paranza dei bambini" e indiziato di essere fortemente legato al clan D'Amico di Ponticelli, periferia Est di Napoli. La Cassazione, su richiesta del legale di Abbagnara, ha infatti rigettato l'ordinanza di carcerazione emessa il 15 maggio del 2017 dall'Ottava Sezione del Riesame del Tribunale di Napoli, nella quale venivano esposti gravi indizi nei confronti dell'imputato legati proprio alla sua presunta appartenenza al clan camorristico di Ponticelli.
Come si rende noto, la Cassazione ha così invalidato le prove raccolte a carico dell'imputato che testimoniano il suo diffuso passato criminale: vale a dire la sua partecipazione all'omicidio di Giuseppe Carfora connesso al mancato pagamento di una partita di droga – reato per il quale è stato condannato ad una pena di 16 anni – e le registrazioni in cui Abbagnara compare con le armi in pugno durante la faida tra il clan D'Amico e il clan De Micco. La sentenza implica che, a breve, si dovrà tenere un'altra udienza davanti alla I Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli durante la quale, molto probabilmente, potrebbero cadere tutti gli ordini di carcerazione emessi in precedenza nei confronti di Abbagnara. In sostanza, la Cassazione ha emesso la sentenza motivandola che "non è possibile provare che Abbagnara sia un camorrista".
Abbagnara protagonista del documentario Robinù
Alle varie ordinanze di carcerazione che, a quanto pare, la sentenza delle Cassazione farà cadere, si aggiunge anche il fatto che Abbagnara è protagonista del documentario Robinù di Michele Santoro che parla proprio del mondo delle "paranze dei bambini" legate alla camorra. Nel documentario Abbagnara, intervistato in carcere, spiega alle telecamere le sensazioni provate nell'imbracciare un kalashnikov.