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Incendi, nuove fiamme sul Vesuvio: rogo a Montedoro, vicino Torre del Greco

Dopo gli incendi di luglio, il Vesuvio è di nuovo in fiamme: stavolta a essere colpita è la zona di Montedoro, vicino a Torre del Greco. Intanto, in un documento dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio si chiede l’applicazione di un ‘piano Marshall’ per far fronte all’emergenza incendi.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un nuovo incendio sta colpendo il Vesuvio, già tartassato dai roghi durante l’estate. L’incendio interessa la zona di Montedoro, a Torre del Greco, in provincia di Napoli. Le squadre dei vigili del fuoco del distaccamento di Torre del Greco sono impegnate nello spegnimento delle fiamme dalle 6.30 di questa mattina. Il Vesuvio è stato colpito da alcuni vasti roghi durante l'estate, soprattutto quello che ha colpito alcuni versanti della zona il 10 luglio, lasciando dietro di sé distruzione e devastazione.

Negli scorsi giorni è stato presentato un documento del Consiglio direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio proprio per far fronte all’emergenza degli incendi che stanno colpendo l’area dall’inizio dell’estate. Quel che ne è venuto fuori è una sorta di ‘piano Marshall’ con l’eliminazione delle discariche che si trovano nella zona. “Oggi serve un grande progetto, un vero e proprio ‘piano Marshall’ per far sì che si superino le criticità che da decenni non hanno permesso al Parco di diventare motore di sviluppo sostenibile capace di cambiare il corso della storia dell’area vesuviana”, si legge nel documento.

Obiettivo del report è quello di impegnare tutte le istituzioni a fare il massimo per affrontare l’emergenza, con il pieno impegno del Parco e tutti gli sforzi politici possibili da mettere in campo per il Consiglio dell'Ente. Lo stesso Ente si è offerto di coordinare i lavori dei diversi livelli istituzionali che possono affrontare insieme queste problematiche. Tra i punti immediatamente attuabili, quello più importante emerso dal documento riguarda “l’eliminazione delle discariche censite presenti nelle cave all’interno del territorio del Parco”, definite come “cicatrici da rimarginare”.

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