Incidente in Tangenziale, il papà di Nello Mormile: “Mio figlio non è un mostro”
"Chiedo perdono a tutti, ma mio figlio non è un mostro". Sono le parole di Enzo Mormile, padre di Nello, il 29enne che lo scorso 25 luglio ha causato l'incidente in cui hanno perso la vita la sua fidanzata, Livia Barbato e l'automobilista Aniello Miranda. Il dolore, quello per la sorte del figlio e quello cagionato alle famiglie delle vittime, è diventato troppo pesante e l'uomo decide di intervenire pubblicamente fornendo la sua spiegazione dei fatti, ma soprattutto chiedendo pubblicamente perdono alle mogli, madri e padri delle due vittime. Lo fa, dalla sua casa di Genova, dove vive e lavora dal 2004 come dipendente della Tirrenia, chiamando al telefono la redazione di Repubblica, che riporta le sue parole. Enzo, racconta, ha parlato con suo figlio dopo la tragedia solo due volte. Due telefonate in cui, racconta, Nello ha voluto sapere come stesse, ancora ignaro della morte della fidanzata. Era stato in visita nella casa del padre due mesi prima quando l'uomo era stato ricoverato in ospedale. Lo aveva accudito. "Veniva sempre lui a trovarmi, io non posso muovermi" spiega Mormile padre.
Nello tace in questi giorni e l'unico a offrire un ritratto attendibile del ragazzo che ha imboccato contromano la tangenziale uccidendo due persone, è proprio suo padre. I giornali riportano le foto di Nello in pose truci, da duro, ma racconta il papà Enzo, Nello non è così, "è un bambinone", "un ragazzo semplice". "Le immagini aggressive sono una finzione di tutti i ragazzi di oggi" spiega. Poi passa a parlare dell'incidente. Perché Nello ha intrapreso una manovra così pericolosa? Non lo sa, Enzo Mormile. Tutto quello che sa è che "Nello non l'avrebbe mai fatto apposta". Poi osserva, ricordando l'indirizzo della giovane Livia che dopo la serata trascorsa nel locale a Pozzuoli, Nello stava, presumibilmente, accompagnando a casa. "Mi meraviglia molto il fatto che da Pozzuoli per accompagnare Livia che abitava vicino allo stadio San Paolo, avesse preso la tangenziale, specialmente a quell'ora in cui non c'è traffico". Eppure i ragazzi viaggiavano nella Renault Clio nel tratto che collega il comune flegreo al quartiere Furotigrotta.
Ricostruisce la serata, sulla base delle abitudini di suo figlio. "Era andato in quel locale non per festeggiare, ma per lavorare, Nello fa il dj". "Gli amici e il proprietario del locale" – precisa Mormile – "hanno spiegato che a fine serata ha tranquillamente smontato tutte le attrezzature e ha raggiunto l'auto parcheggiata neanche tanto vicino, ritirata dal concessionario lunedì. L'aveva comprata a rate con i primi stipendi, mai l'avrebbe messa a rischio con manovre azzardate". Resta tutto ancora indecifrabile. Perché i ragazzi stavano percorrendo quella strada? Cosa è successo nell'ora trascorsa tra la fine della serata nel locale e l'incidente. Sono domande a cui il padre di Nello può solo provare a rispondere, ma sarà solo il ragazzo, ancora convalescente, a colmare le lacune, non appena deciderà di parlare. Intanto, il padre di Aniello, omonimo dell'altra vittima, Aniello Miranda, si rivolge alla proprio alla famiglia di questi, chiedendo perdono: "Ho il capo cosparso di cenere" dice. "Nello pagherà il suo debito con la giustizia e con la sua coscienza e per lui – commenta – non sarà facile".