L’infermiera napoletana nel reparto Covid a Milano racconta (con ironia) la sua giornata
Dai bypass gastrici all'imbardatura di biocontenimento anti-Coronavirus: il lavoro di un infermiere è anche questo, specialmente se si decide di lavorare in una terapia intensiva Covid a Milano, all'ospedale Fatebenefratelli. Ma se è vero com'è vero che occorre essere duri senza mai perdere la tenerezza, se tuttavia si è emigrati napoletani a Milano, infermieri al tempo del Covid e giovani imbardati come un astronauta, allora oltre la tenerezza c'è bisogno pure di una sana dose d'ironia, specialmente nel giorno della Festa dei Lavoratori, in un Paese pieno di precari nel settore sanitario. Carmen Panico la pensa così e la sua visione, esternata con un post su Instagram si è tramutata in un racconto grazioso e reale, in cui molti si sono riconosciuti:
Considerazioni divertenti sul vivere per due mesi con una tyvek ( è la tuta bianca ndr.) addosso e annessi accessori:
- Il prurito è un’invenzione dei dermatologi. Maledetti dermatologi, ogni pretesto è buono per affibbiarti dermatiti da contatto, da stress, da stasi, esfoliatica e blablabla. Quando in realtà basta qualche imprecazione e il pensiero che “Tanto co’ sta tuta ci devi stare altre 8 ore” E puff, prurito sparito.
- La vescica è tua amica. O almeno, i primi giorni farà un po’ la stronza, t’invierà segnali per indurti a spogliarti e correre in bagno, ma ben presto stringerete un’alleanza. Al termine di ogni turno, berrai così tanto che sarà lei a chiederti di smettere.
- Non bere per così tante ore al giorno, favorirà la comparsa di pelle secca, ritenzione idrica, cellulite. E indovinate a chi vi rivolgerete al termine della pandemia? Ma chiaro, sempre ai dannati dermatologi che vi venderanno creme su creme e mirabolanti rimedi per sconfiggere la fame nel mondo.
- Non dispiacerti se bardata in quel modo, nessuno ti riconosce. Tanto neanche prima della pandemia ti fermavano per strada per gli autografi.
- Non importa se sotto la mascherina tu rida, sbuffa, parli a voce bassa, urli, sbadigli, ti tocchi il naso con la lingua ecc ecc. Pur mostrando agli altri solo i tuoi occhi, hai senza dubbio più espressività di Ben Affleck.
- Dopo che ti abitui a respirare il tuo alito per 10 ore di fila, baciare di prima mattina il tuo compagno o uno sconosciuto con cui passi la notte, non sarà più impresa eroica.
- Dopo ormai due mesi, imbottita come Matthew McConaughey in Interstellar, comincerai a soffrire di ipoacusia; ma meglio la sordità che ascoltare gli analfabeti funzionali che ti chiamano Eroe e poi votano Salvini.
- Avrai una rinoplastica gratis, pensa che fortuna. Certo, non il naso di Belen, ma di Owen Wilson, ma sei persino più grata anche per questo.
- Ogni volta che la togli, con la paura di inquinarti, fai di quei movimenti lenti, precisi, snodati, che sei pronta a candidarti alle prossime olimpiadi di ginnastica artistica.
- Alla fine, svilupperai davvero acne, dermatite, e lesioni da pressione, ma no, prometti a te stessa che non cederai all’arricchimento del settore dermocosmesi.
- Ricorda, puoi sigillare la mascherina sul naso con tutto il cerotto che vuoi, silicone e colla vinilica…gli occhiali si appanneranno sempre.
- L’ultimo giorno che la indossi, guarderai i tuoi colleghi, non vi sembrerà vero che siete giunti alla fine, che avete “sopportato” arditamente queste settimane di lavoro. Allora siamo davvero Eroi? Pochi secondi e vi è tutto chiaro: “Ma che eroi. Siete solo anonima forza lavoro che al termine dell’emergenza non avrà più riconoscenza dal sistema sanitario.
Buon 1 maggio, Festa dei lavoratori.