Infermiere accoltellato a Nocera Inferiore: confessa l’assassino, ha ucciso davanti alla figlia
Ha un nome e un volto l'assassino di Maurizio Fortino, il 52enne infermiere di Nocera Inferiore (Salerno) morto giovedì sera in circostanze finora misteriose. Il killer, reo confesso, si chiama Davide Sanzone Giancane e ha 42 anni. Avrebbe ucciso Fortino per motivi passionali, come era emerso dopo l'iniziale ipotesi di una rapina finita male.
Il delitto davanti alla figlia di 8 anni dell'assassino
Secondo quanto hanno ricostruito i carabinieri di Nocera Inferiore, giovedì sera Giancane è passato dall'abitazione dove abita la sua ex compagna, in via Origlia, per salutare la figlia di 8 anni. In casa ha trovato Fortino, con cui in passato c'erano stati screzi proprio per le presunte attenzioni che secondo il 42enne l'infermiere rivolgeva alla donna. Giancane ha accoltellato all'addome Fortino, incurante del fatto che in casa vi fosse la bambina.
Il racconto della seconda fase della tragedia combacia con quanto già emerso subito dopo il dramma. L'infermiere, nonostante fosse ferito, si sarebbe messo in sella al suo scooter per cercare di raggiungere il pronto soccorso dell'ospedale Umberto I, dove lavorava. Poco prima di arrivarvi, però, sarebbe caduto a terra, privo di sensi per via della quantità di sangue perso. Un automobilista di passaggio lo ha caricato e portato in ospedale, dove però è morto poco dopo.
Martedì l'autopsia
Nella prossima settimana si attendono due passaggi importanti per chiarire ulteriormente il quadro dell'omicidio: lunedì è previsto l'interrogatorio di convalida del fermo del 42enne Giancane, che nel frattempo si trova in carcere a Salerno. L'uomo era stato fermato già nella nottata di giovedì, dopo essersi cambiato dagli abiti sporchi di sangue. Per martedì, invece, è fissata l'autopsia sul corpo della vittima: servirà a chiarire in quali circostanze sia stata sferrata la coltellata mortale. Fino ad allora la salma rimarrà all'obitorio dell'ospedale Umberto I, dove si trova da venerdì. La struttura è meta in questi giorni di un mesto pellegrinaggio da parte di amici e conoscenti della vittima, sposato e padre di famiglia. Tutti sottolineano come tra l'infermiere e l'ex compagna dell'assassino vi fosse un rapporto professionale: il 52enne aveva conosciuto la donna nel suo lavoro al dipartimento di salute mentale dell’Asl Salerno e avrebbe preso a cuore il suo caso. Quella sera, affermano alcuni amici al quotidiano "Il Mattino", l'infermiere era in casa della donna per portarle medicinali contro la depressione.