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Italiano sposa nigeriana in Senegal: accusato di favoreggiamento d’immigrazione clandestina

Rino e Patricia sono sposati dal 2016 ma ancora oggi non riescono a condividere lo stesso tetto. Lui vive ad Angri, in provincia di Salerno. Lei, in un paesino vicino Dakar, in Senegal. Si sono conosciuti tramite una chat e dopo poco hanno deciso di sposarsi. Una volta uniti in matrimonio, in Senegal, Rino ha deciso insieme a Patricia di voler trascorrere la vita insieme in Italia, così hanno fatto richiesta per il Visto all’Ambasciata d’Italia a Dakar. Ma per ben due volte gli è stato rifiutato. Rino infatti è sospettato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, proprio perché sta tentando di portare in Italia la moglie. Dovrà affrontare un lungo processo e nel frattempo vivere a chilometri di distanza da sua Patricia.
A cura di Gaia Martignetti
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Rino e Patricia sono sposati dal 2016 ma ancora oggi non riescono a condividere lo stesso tetto. Lui vive ad Angri, in provincia di Salerno. Lei, in un paesino vicino Dakar, in Senegal. Si sono conosciuti tramite una chat e dopo poco hanno deciso di sposarsi. Una volta uniti in matrimonio, in Senegal, Rino ha deciso insieme a Patricia di voler trascorrere la vita insieme in Italia, così hanno fatto richiesta per il Visto all’Ambasciata d’Italia a Dakar. Ma per ben due volte gli è stato rifiutato e ora Rino è indagato per favoreggiamento di immigrazione clandestina. Ma procediamo con ordine. Gennaro, detto “Rino” Pappalardo è un artigiano del vetro che vive ad Angri e che in quel preciso momento della sua vita, parliamo del 2014, sta affrontando da circa 7 anni la fine del suo matrimonio. Ha una figlia e oltre la corsa, ha pochi hobby che si concede una volta terminato il suo lavoro, da dipendente, in una ditta della sua città. Stando a quanto ha raccontato ai microfoni di Fanpage.it, sul suo profilo Facebook, un giorno di fine novembre, gli è comparsa la pubblicità di un sito d’incontri africani “AfroIntroduction.com”. Si iscrive, poi, come mostra anche la demo del sito, sceglie la foto di una ragazza che potrebbe interessargli. “Scelgo lei, solo lei. Forse per il suo sorriso”. Spegne il pc e crede che la vicenda si sia conclusa. Invece, Patricia Ehiaghe, la sua futura moglie, decide di rispondere all’invito di quell’artigiano di Angri. Iniziano a parlare e poi, dato che come racconta Pappalardo, per continuare a conoscersi su AfroIntroduction avrebbero dovuto pagare, iniziano a parlare per mail e skype, mai per telefono. Si instaura una tale sintonia che Patricia, dopo pochi giorni chiede a Rino un impegno, come prova del suo interesse sincero. Andare in Senegal e sposarla, se l’incontro fosse andato bene. Rino non ci pensa su due volte, prende un aereo e la raggiunge.

Passa diversi giorni con Patricia prima di sposarla, nel suo paese, con un rito celebrato dallo zio della donna il 15 febbraio 2015, immaginando già la loro vita in Italia. Perché lì, in Senegal, stando a quanto racconta l’uomo, la vita è difficile. Patricia vive in un piccolo villaggio insieme al fratello, in condizioni di povertà. Entrambi sono originari della Nigeria e hanno affrontato una sorta di viaggio della speranza, in cerca di un futuro diverso, trovandosi poi a pochi chilometri da Dakar. Rino avvia le pratiche in Ambasciata, convinto che la sua vita potesse finalmente cambiare; quel giorno invece si trasforma in tragedia. A Patricia viene rifiutato il Visto, senza il quale non può entrare in Italia. Rino è convinto che sia un problema burocratico, perché  non ha mai ufficializzato il divorzio dalla sua ex moglie. Essendo separati, agli occhi della legge, Rino ha non una ma ben due mogli. Così rientra nel suo Paese, avvia le pratiche per il divorzio ottenendolo dopo circa sette mesi e tra mille incertezze rivola dalla sua Patricia. Questa volta, pensano, è fatta. Anche perché, dopo aver annullato le precedenti nozze del 2015, si risposano, sempre in Senegal e questa volta il matrimonio viene addirittura trascritto ad Angri. Trascorrono diversi giorni in cui Patricia, come un lungo pellegrinaggio, va avanti e indietro dal suo villaggio all’Ambasciata d’Italia a Dakar, come racconta suo marito. Come prove che quel matrimonio è reale porta diversi documenti e oggetti: certificato di nozze, foto, addirittura i vestiti tradizionali indossati quel giorno. Ma dopo poco Rino vede Patricia uscire dal colloquio con i funzionari dell’Ambasciata in lacrime. Il visto è stato ancora una volta rifiutato. Il motivo, che Rino Pappalardo apprenderà soltanto una volta tornato in Italia, non è mai stato il suo “doppio matrimonio”, come credeva inizialmente. Rino, dal primo momento, pare, era accusato di favoreggiamento di immigrazione clandestina. Forse la velocità con cui i due hanno deciso di convolare a nozze, forse il nervosismo di Rino in Ambasciata, dovuto alla paura di non vedere mai la fine di quell’incubo, o più probabilmente le incertezze di Patricia hanno fatto sì che i due, ormai da due anni vivano a chilometri di distanza. Durante il colloquio, ci racconta Rino, accanto al suo avvocato Vincenzo Desiderio, la moglie Patricia non si è ricordata informazioni basilari: il nome del marito e il suo numero di telefono. Rino ci spiega: “Lei non mi ha mai chiamato “Gennaro” ma sempre “honey”, si ricordava solo il mio cognome “Pappalardo”. E sentirci per telefono costava troppo, abbiamo sempre utilizzato skype o le mail”. Una storia paradossale, aggiunge l’avvocato Desiderio, che ora avrà il difficile compito di difendere il suo assistito che rischia pene severissime. Mentre si attende l’esito del processo, Rino e Patricia continuano a sentirsi via skype, “ora, aggiunge lui, anche via whatsapp”. Quando può va in Senegal, “a fare il marito”, nel frattempo invia cifre di denaro irrisorie per aiutare sua moglie come può. In loro soccorso è arrivato anche il sindaco di Angri, Cosimo Ferraioli, che ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che però non è potuto entrare nel merito di un caso in cui la legge italiana non ha ancora fatto il suo corso, spiega il primo cittadino angrese al telefono con Fanpage.it.

“Per come conosco Rino, ci racconta, non credo sia capace di organizzare qualcosa fittiziamente, credo nell’amore che c’è tra lui e la moglie”, continua Ferraioli. Una storia che potrebbe, racconta l’avvocato Desiderio, anche essere semplice da spiegare, volendo fare l’avvocato del diavolo. “Questa ragazza ha voluto utilizzare un cavallo di Troia per inserirsi in un’economia più sviluppata, ma questa è una cosa da provare e non toglie e non mette nulla all’impianto accusatorio che si è ipotizzato nei confronti di Rino”. Per far luce sulla vicenda abbiamo anche deciso di contattare l’Ambasciata d’Italia a Dakar, che ci ha però invitati a porre le nostre domande alla Procura della Repubblica, che è in possesso del fascicolo che riguarda Gennaro Pappalardo. Nel frattempo, marito e moglie, mentre la burocrazia cerca di stabilire la verità, vivono a chilometri di distanza. Senza arrendersi. Sognando il giorno in cui potranno vivere sotto lo stesso tetto.

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