video suggerito
video suggerito

Jackie e il sogno di diventare il primo magistrato trans

Jackie Ferrè aspira a diventare un magistrato. Negli ultimi anni ha intrapreso il delicato percorso di transizione per diventare donna, perché è nata in un corpo che non rispecchia la sua vera identità. Terminato da poco il tirocinio da magistrato al tribunale di Napoli ora sogna di poter essere il primo magistrato transessuale.
A cura di Gaia Martignetti
980 CONDIVISIONI
Video thumbnail
Jackie Ferré
Jackie Ferré

All'anagrafe il suo nome è Diego Peluso, ma dall'infanzia ha sempre saputo di essere Jackie. Oggi, a 30 anni e senza più la paura di dover nascondere la propria identità, Jackie Ferrè ha un sogno: essere il primo magistrato transessuale. Un sogno costruito nel tempo, prima con una laurea in giurisprudenza conseguita con 105 su 110. Poi il tirocinio da avvocato e infine quello da magistrato, ottenuto grazie ai suoi meriti accademici. Un percorso non semplicissimo, racconta Jackie a Fanpage.it, perché appena conclusi gli studi, quando ha cercato lavoro, in molti hanno rifiutato di assumerla per il suo orientamento sessuale.

Jackie non aveva ancora iniziato la sua transizione, un percorso delicato intrapreso solo da poco tempo, assistita, come racconta, dalla vicepresidente dell'Associazione Transessuale Napoli Loredana Rossi. «Quando sei piccolo non pensi che ci sia una donna dentro di te perché non lo riconosci, capisci sin da subito che la tua vita non è semplice che non è quella degli altri, però ho vissuto in maniera molto tranquilla la mia infanzia». Appoggiata da sempre da sua madre, persa qualche anno fa e sostenuta da suo padre e dai suoi fratelli, oggi Jackie è concentrata su un unico obiettivo: superare il concorso di magistratura nel 2020.

Quando ha iniziato il tirocinio al tribunale di Napoli, nascondeva i capelli e indossava la cravatta, per poi arrivare a fine giornata costretta in abiti che non rispecchiavano quello che era realmente. Ecco perché, a 5 mesi dalla fine del suo tirocinio, ha deciso di entrare in tribunale come Jackie. All'inizio, racconta, c'era imbarazzo perché avevano paura di poterla ferire. Ma non ha mai subito alcun tipo di discriminazione. «Non mi è mai stata fatta una domanda sul mio orientamento sessuale, eppure si capiva». Ma le difficoltà non sono mancate, soprattutto quando si arrivava in aula e Jackie incontrava le persone più disparate, durante le udienze. «Al termine di questo tirocinio viene redatta una valutazione del tuo magistrato affidatario, spiega, su questa relazione non c'era scritto che si parlava di una persona che voleva cambiare corpo, o di una persona anormale, di una persona che non era uguale agli altri tirocinanti. C'era scritto quello che io avevo fatto, quello che avevo imparato e che quindi quell'esperienza mi era servita, perché ero stato un bravo tirocinante e questo mi ha fatto anche capire le persone con cui stavo avendo a che fare, perché le persone perbene le riconosci da lontano».

L'obiettivo ora è continuare lungo la strada intrapresa, non solo per lei. Jackie è infatti consapevole che qualora riuscisse a diventare magistrato, il primo transessuale, potrebbe vincere non solo per se stessa ma anche per le altre che verranno. «Apprezzo molto il lavoro di Stefania Zambrano, segretaria di Atn Napoli e Daniela Falanga, presidente di Arcigay Napoli in prima linea per i diritti di tutte noi». Ecco perché diventare un buon magistrato è un traguardo che Jackie proverà a conseguire. Non solo per se stessa.

980 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views