L’addio di Bacoli a Marzia, 28 anni, stroncata da un male incurabile
Chi l'ha conosciuta bene la descrive come un guerriero: forte, solare, nonostante la malattia che l'ha portata via all'affetto dei suoi cari troppo presto, prima che potesse realizzare tutti i suoi desideri. La comunità di Bacoli, cittadina dei Campi Flegrei, nella provincia di Napoli, è sconvolta per l'improvvisa morte di Marzia Di Meo, 28 anni, biologa nutrizionista molto conosciuta e stimata in città, uccisa da un male che è stato, nonostante il sorriso e la voglia di vivere, più forte di lei. È per questo che ieri mattina, nella chiesa di Sant'Anna, dedicata alla Santa Patrona di Bacoli, tutta la comunità ha dato il suo commosso addio a Marzia.
A raccontare l'accaduto è Josi Gerardo Della Ragione, consigliere comunale ed ex sindaco di Bacoli dal 2015 al 2016, che sulla sua pagina Facebook regala un commosso ricordo della 28enne e descrive l'atmosfera di incredulità, rabbia e dolore che aleggiava ieri nella chiesa di Sant'Anna:
È da ieri che cerco di trovare un senso. Non l'ho trovato. Perché non c'è. Ci sono momenti che porterai con te, per sempre. Forti, intensi, terribili. Momenti in cui sei solo, in mezzo a tanti; momenti in cui un'intera comunità soffre, insieme, ma con soggettività differenti. C'è chi tace e chi piange; chi passeggia e chi invece, fermo, aspetta; chi guarda in cielo per cercare un perché, e chi abbassa lo sguardo, verso terra, per cercare chi più non c'è. Momenti in cui ti accorgi che il silenzio è il grido più penetrante che esista. Un boato, un terremoto che non scuote pareti e pilastri. Ma sconvolge le coscienze. Le fa tremare. Stamattina, ai piedi di Sant'Anna, Bacoli ha dato il suo ultimo saluto ad una ragazza che ha combattuto l'incubo della sofferenza, senza però perdersi d'animo: realizzando, mattone dopo mattone, i sogni di una vita. Aveva 28 anni, amava vivere. Nel raccontarla, nel ricordarla, gli amici più cari utilizzavano due parole su tutte: "guerriera", "sorriso". Bacoli ha pianto Marzia, Emerenziana. Dottoressa, biologa, nutrizionista. L'emozione collettiva che, questa domenica, ha attraversato la città resterà patrimonio collettivo del nostro paese. In un anno che, qui da noi, sarà ricordato come tra i più devastanti di sempre. E non esiste parola capace di lenire la tragicità di una morte così tragica e prematura; non esiste omelia che possa arrecare conforto. Le immagini, solo la fotografia del reale, possono dare, come fosse un'epifania, un senso all'imperscrutabile senso dell'esistenza. E così mentre Marzia, per l'ultima volta e sostenuta dalle lacrime di chi le ha voluto bene, risaliva la scalinata della sua chiesa, dal portone d'ingresso scendevano giù, in vestito bianco, bambini appena battezzati. Fine e inizio. Nascita e morte. Il ciclo della vita. In una staffetta che lega cielo e terra. Possano i sogni, la tenacia, la gioia sul volto e la speranza di chi va via, tracciare la strada di chi arriva. E soprattutto di chi, devastato dal dolore, resta. Ciao Marzia, guerriera col sorriso.