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L’astrofisico che ha scoperto il mistero dei buchi neri nello spazio? È napoletano

Raffaele D’Abrusco, giovane “cervello in fuga” dell’astrofisica nazionale, è tornato in Italia per dare vita a un progetto di studio sui blazar, tra i più violenti fenomeni nell’universo.
A cura di Angela Marino
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Anni di analisi e di osservazione attraverso i più grandi telescopi del mondo, da quelli dell'Osservatorio Kitt Peak in Arizona, a quelli del deserto di Atacama sulle Ande sono alla base di uno degli studi più interessanti nel campo dell'astrofisica: quello che ha permesso di identificare il numero e la natura dei blazar. Protagonista di uno tra i progetti più incisivi dello studio dell'universo è proprio un napoletano, astrofisico del dipartimento di Fisica della Federico II: parliamo di Raffaele D'Abrusco.

Insieme a  Francesco Massaro, ricercatore dell'università di Torino, al ritorno da progetti di ricerca che li hanno visti a lungo lontano dall'Italia, hanno cominciato a studiare i blazar grazie al programma Rita Levi Montalcini per il rientro dei giovani scienziati.Oggetto della ricerca sono i blazar, tra i più violenti fenomeni nell'universo in grado di sprigionare una quantità di energia pari all'esplosione simultanea di miliardi di bombe atomiche.

Il progetto – pubblicato su prestigiose riviste internazionali come Astrophysical Journal e Astronomical Journal – ha visto il contributo di una decina di università internazionali, l'Istituto nazionale di Fisica nucleare, l'Istituto nazionale di Astrofisica, la Nasa. Attraverso i loro studi i due giovani ricercatori hanno identificato oltre 200 blazar. È stato possibile, grazie al lavoro di D'Abrusco e Massaro, accertare la natura dei fasci di energia, aprendo la strada anche allo studio della materia oscura, l'elemento fondante dell'universo.

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