La Madonna fa l’inchino a un boss del Napoletano, il parroco abbandona la processione
Ancora un episodio che lega la camorra ai riti sacri. Durante la processione della Madonna del Rosario che domenica sera ha affollato le strade del San Paolo Bel Sito (Napoli), un gruppo di fedeli ha deciso che era giusto omaggiare il boss locale con un inchino. Così, il parroco della frazione di Livardi, don Fernando Russo, si è defilato e ha abbandonato il rito che si stava svolgendo. L'esponente del clan che avrebbe ricevuto l'omaggio della processione risponde al nome di Agostino Sangermano e si trova agli arresti domiciliari: secondo gli inquirenti è lui a tenere salde le redini degli affari illeciti che si consumano in questa zona della Campania a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Avellino. Durante la celebrazione che vedeva protagonista la Madonna del Rosario e che ha coinvolto un centinaio di persone in un paese che ne conta 400, erano presenti anche i soliti personaggi già noti alle forze dell'ordine.
L'arcivescovo di Nola, Beniamino Depalma, ha chiaramente appoggiato a pieno la scelta di don Fernando di abbandonare la processione: "Bravo, hai fatto la scelta giusta – ha affermato il vescovo – Senza alcuna necessità di ordine cultuale e in totale autonomia dal parroco, un gruppo di fedeli ha deciso di far sostare la statua della Vergine in un determinato punto del percorso, rivolgendola verso l'abitazione di una famiglia del paese, nota alle forze dell'ordine in quanto parte attiva in quello scellerato sistema di malaffare e in giustizia chiamato camorra". Il vescovo ha chiarito anche la posizione della chiesa locale: "La doverosa disponibilità pastorale non può tradursi in pigra e interessata connivenza".
Don Fernando, però, non nasconde i suoi timori e il pericolo di ritorsioni contro di lui: "Adesso un po' di paura c'è", fa sapere. Ma monsignor Deplama esprime tutta la sua solidarietà al parroco: "Nel confermarti la mia paterna ed episcopale vicinanza, ribadisco il mio sostegno e la mia preghiera per i parroci della diocesi che si trovano a fronteggiare l'arroganza di quanti, ritenendosi depositari della fede, credono di poter disporre di essa".