La Mehari di Giancarlo Siani all’aeroporto di Napoli
La Mehari di Giancarlo Siani da oggi accoglie all'aeroporto chi arriva a Napoli. "Grazie a tutti coloro che hanno realizzato quest'altra piccola impresa", scrive su Facebook Paolo, il fratello del giornalista ucciso 30 anni fa dai sicari del clan Gionta. Dopo un viaggio per le strade del capoluogo partenopeo, il fuoristrada verde di Siani, scortato dalla polizia, è stato "parcheggiato" nel terminal dello scalo di Capodichino. Resterà là come simbolo della memoria del "giornalista giornalista" assassinato dalla Camorra. Dal 27 settembre al 15 ottobre la Mehari è stata ospitata al Palazzo delle Arti di Napoli per una serie di incontri sui temi della libertà di stampa e delle vittime innocenti della criminalità. Proprio su quella macchina, marca Citroen, Giancarlo Siani è stato ucciso il 23 settembre 1985 a Napoli.
Il fuoristrada, si legge sul sito dell'iniziativa "In viaggio con la Mehari" è un’auto spoglia. Scoperta, senza sportelli né tetto, suggerisce fisicamente l’enormità dello scontro sostenuto, forse nell’inconsapevolezza, da quel giornalista-ragazzino di 25 anni che sfidò nella sua determinata inconsapevolezza a petto nudo i clan, svelandone i segreti, raccontandoli dal di dentro, esortando e sollecitando con i suoi articoli e parole la conoscenza nella coscienza della gente. L’auto di Giancarlo, si legge ancora, è simbolo di verità e racchiude in una sintesi perfetta il sacrificio quotidiano di donne e uomini nella difesa della legalità, affrontando i rischi a viso aperto, senza scudi protettivi e pagando, a volte, un prezzo altissimo. La Méhari di Giancarlo è per questo e per tanto altro simbolo e gancio delle memorie.