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La Napolitudine di Luciano De Crescenzo e Alessandro Siani: “Quella smania ‘e turna’ “

In una fotografia molto dolce, Alessandro Siani mostra a Luciano De Crescenzo quella che diventerà poi la copertina del nuovo libro dell’inedita coppia costituita dall’attore comico e dal poliedrico filosofo-scrittore-regista: “Napolitudine. Dialoghi sulla vita, la felicità e la smania ‘e turna’”.
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Che Alessandro Siani fosse un ammiratore di Luciano De Crescenzo era cosa nota ormai da tempo. È per volontà di Siani che "Così parlò Bellavista", film cult del poliedrico ingegnere-filosofo-scrittore napoletano è diventata una pièce teatrale. Luciano ha collaborato con Siani alla stesura di un piccolo, delizioso testo, edito da Mondadori: «Napolitudine. Dialoghi sulla vita, la felicità e la smania ‘e turna'». I due sono ritratti in una bella foto, pubblicata dall'Agenzia letteraria Delia, che fa riferimento a Enzo D'Elia, storico agente di Luciano. De Crescenzo ha ‘una bella età' ed è sempre stato un autore prolifico: ogni anno i suoi lettori si aspettano un volume, cosa che accade ormai da decenni, come testimonia l'intera pagina-elenco di titoli pubblicata all'inizio di ogni tomo edito da Mondadori.

Nell'immagine l'attore comico mostra al filosofo-scrittore la bozza di quella che sarà la copertina di Napolitudine, ovvero un vecchio disegno di De Crescenzo che ritrae due vecchi pini di Napoli, di quelli che un tempo, prima che degrado e nubifragi li abbattessero, adornavano il panorama ‘classico' di Napoli da Posillipo. I pini però sono umanizzati e si parlano, come due vecchi saggi amici. Ed è un po' il senso di Napolitudine, un dialogo su un tipo di nostalgia inspiegabile "Perché a me Napoli manca sempre, persino quando sono lì – si legge nelle prime pagine del volume – Io la napolitudine la sento sempre, anche mentre passeggio tra le bancarelle di San Gregorio Armeno e sfioro i pastori creati dai maestri artigiani. Mi si arrampica sulle papille gustative, stuzzicate dal profumo delle sfogliatelle appena sfornate. Mi accompagna come l'ammuina dei vicoli, che ritrovo immutata nel tempo, o come il profilo del Vesuvio, un paesaggio unico al mondo. Insomma, questa nostalgia avvolge tutti i miei sensi e mi agguanta lo stomaco come una mano fatta di tufo, la materia vulcanica nata dalla concentrazione di lava, pomici, cenere e lapilli, su cui è costruita l'intera città".

È tutto dunque incentrato su quel sentimento che i portoghesi chiamavano saudade, quella smania ‘e turnà che cantava Teresa de Sio che attanaglia tutti coloro i quali, napoletani e non, sono costretti per un motivo o per un altro ad allontanarsi dalla tanto amata Napoli.  Il libro ha una dedica significativa, che è all'attore Geppy Gleijeses: anch'egli che fu tra i protagonisti di Bellavista, volle fortemente portarlo a teatro.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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