La pizza da bere è virale. Ma esiste davvero?
L'immagine della pubblicità della "pizza da bere" è diventata in poche ore subito virale in rete, tanto che in molti si sono chiesti se fosse vera o se si trattasse di uno scherzo fuori stagione. In realtà, la questione è quasi a metà strada. Si tratta infatti, prendendo la singola pubblicità pubblicata da alcuni utenti di diversi social network di un pesce d'aprile che ha ripreso a circolare ma che, contemporaneamente, ha riportato a galla una vecchia idea, già realizzata nel 2011 da Gino Sorbillo in occasione del suo compleanno.
La pubblicità, provvidenzialmente "tagliata" ad hoc, risale allo scorso 1° aprile, quando il locale enogastronomico "Squisito" di Sant'Anastasia, nel territorio vesuviano, pubblicò l'immagine della "pizza da bere", presentandola come "la novità dell'anno". In realtà, cliccando sulla foto, appariva poi il messaggio che si trattasse di un semplice "pesce d'aprile", appositamente studiato dal locale napoletano. Ma in molti ci cascarono, e qualcuno arrivò perfino ad indignarsi per questa "innovazione", sottolineando come la pizza non poteva prestarsi a diventare una bevanda: ma sarebbe bastato aprire la foto per scoprire che, oltre ad essere uno scherzo, anche gli stessi ideatori erano arrivati alla stessa conclusione, sottolineando: "non te la bere, la pizza si morde". Ovviamente, chi ha diffuso la foto in questi giorni lo ha fatto senza la seconda parte, facendo così circolare l'idea che si trattasse di una vera pubblicità.
La pizza da bere e l'idea di Sorbillo
In realtà, l'idea di una "pizza da bere" era già venuta in mente a qualcun altro: nel 2011, infatti, il pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo pubblicò una foto in cui, per festeggiare il proprio compleanno che cadeva ad agosto, aveva realizzato una bevanda chiamata proprio "pizza da bere". Si trattava, in quel caso, di una pappa di pomodoro San Marzano con una spuma di mozzarella di bufala, frammenti di basilico fresco, olio extravergine d'oliva e perfino "rombi" a mo' di biscotti fatti di pura pizza napoletana. Un modo come un altro, insomma, di portare un po' di innovazione nel settore della ristorazione.