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La preghiera choc contro il pride di Pompei: “Sono ricchioni, andranno all’inferno”

A Pompei, prima del Pride, un gruppo di ultracattolici recita un Rosario “riparatore” davanti al Santuario. Tra i partecipanti c’è stato anche chi aveva idee piuttosto “singolari”, come considerare l’omosessualità una malattia o addirittura “il male”. Lo stesso prete ha aggiunto che “la persona che morirà in questo peccato, brucerà nel fuoco eterno”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Non solo il gay pride: quest'oggi a Pompei si è tenuto anche un Rosario "riparatore" davanti al Santuario della Madonna. La manifestazione, organizzata da Rete Pro Vita e Famiglia, che raggruppava diverse associazioni tra le quali Noi per la Famiglia, Comitato antiabortista, Sentinelle Vesuviane, Famiglia e Vita. Ma a fare scalpore sono state le dichiarazioni di alcuni partecipanti, nonché del prete che ha "officiato" la cerimonia.

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Proprio l'ecclesiastico, infatti, ha specificato che il Rosario pubblico è stato organizzato per "riparare questi peccati pubblici che si fanno, in particolare davanti al Santuario". Ma c'è anche chi ha alzato il tiro: una donna presente tra i partecipanti non ha esitato a definire l'omosessualità "il male". Insomma, pur non volendo generalizzare coinvolgendo tutti i partecipanti all'iniziativa, indubbiamente tra loro c'è stato chi ha esagerato. Tra cui lo stesso prete che, non pago, ha poi aggiunto: "La persona che morirà in questo peccato, brucerà nel fuoco eterno", nonché che "i peccati pubblici attirano qui il castigo".

Nei giorni scorsi, invece, la Diocesi aveva confermato "l'impegno per il rispetto di ogni persona e di quanti si trovano in situazioni di discriminazione. Nella circostanza, si richiamano le parole di Papa Francesco nella recente Esortazione Apostolica Amoris Laetitia: ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione, particolarmente ogni forma di aggressione e violenza".

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