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La prima volta di Colapesce a Napoli: “Rifarei ‘Era de maggio’ nella versione di Murolo”

Con “Un meraviglioso declino” prima e “Egomostro”, poi, Colapesce si è affermato come uno dei migliori cantautori italiani. L'”Egomostro tour” toccherà Napoli sabato 11 aprile quando il cantautore siciliano suonerà al Lanificio 25.
A cura di Francesco Raiola
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Per la prima volta arriva a Napoli come Colapesce Lorenzo Urciullo, che in città era stato solo con i gruppi Albanopower e Santiago e per il Bipolare Tour che lo vedeva al fianco di Meg. Colapesce è uno dei cantautori più apprezzati del Paese, conosciuto per i progetti di cui sopra, ma che ha avuto la ribalta solista con la pubblicazione di "Un meraviglioso declino" del 2012 – ispirato dal cantautorato folk americano, ma con un amore spropositato per il miglior pop – , album che ha vinto la targa come "Migliore opera prima" al Premio Tenco e che per molti fu il miglior esordio del 2012 e uno dei migliori dischi italiani del genere degli ultimi anni. Grazie al suo esordio, il suo secondo lavoro era uno degli album italiani più attesi dell'anno. E "Egomostro" (che avrebbe voluto arricchire con il sax di James Senese) s'è rivelato un'importante conferma per il cantautore siciliano, in grado di continuare nel solco che lo ha caratterizzato, ma riuscendo a non bissare meramente il successo dell'esordio. Abbandonando un po' più i riferimenti americani per approfondire il discorso pop italiano e il sound mediterraneo ha dato vita a un album che "a livello armonico è sempre Colapesce, ma a livello testuale è più autobiografico e nelle sonorità c'è più elettronica", come dice a Fanpage.it. E proprio i testi sono uno dei suoi punti forti. Colapesce, infatti, fa un lavoro maniacale sia sulle parole che sul loro accostamento e la scelta delle immagini che usa per descrivere l'Italia e i "Maledetti italiani" (primo singolo tratto dall'album") o temi come l'amore, riuscendo a non scadere nella banalità e nella facile suggestione. Il cantante porterà il live al Lanificio 25, sabato 11 aprile, e cosa ci si dovrà aspettare dal live napoletano lo dice lui stesso, spiegando che lo spettacolo sarà "molto elettrico", con i pezzi nuovi vicini al sound del disco e quelli del vecchio riarrangiati. Difficilmente, però, ascolteremo "Era de maggio", il testo di Di Giacomo che nella versione di Roberto Murolo Colapesce rifarebbe volentieri.

Con "Egomostro" abbandoni un po' le sonorità americane che avevano caratterizzato "Un meraviglioso declino" per gettarti su sonorità più mediterranee, battistiane. Non potevi che finire lì?

No, guarda, è stato un processo naturale, essendo anche un musicista e non solo un cantautore classico italiano e in fondo ho più una mentalità da produttore. In più ho degli ascolti molto trasversali, quindi non mi piace essere circoscritto in un genere o far parte di una chiesetta che funziona. Battisti è un esempio calzante, anche lui ha avuto una carriera con dischi completamente diversi, da “Anima latina” a “Don Giovanni” vedi che c'è un divario enorme, sia dal punto di vista di scrittura che da quello sonoro.

Citavi "Anima latina" che è completamente diverso dalle produzioni precedenti di Battisti, però nel tuo vedo un cambiamento che c'è stato ma non radicale a quel punto. Con l'arrivo di Mario Conte, con cui hai co prodotto l'album, qualcuno poteva aspettarsi una virata più elettronica, invece è un album che resta nel segno di Colapesce facendo però un passo avanti…

Il riferimento a Battisti non era strettamente legato a me, ma mi piaceva descrivere l'attitudine. In Italia se una cosa va bene si tende a farla allo stesso modo a oltranza, ma a me interessa più la ricerca. Come dicevi tu “Un meraviglioso declino” non è molto distante da “Egomostro”, ma in realtà questo è un disco completamente diverso. A livello armonico è sempre Colapesce, ma a livello testuale, Egomostro è più autobiografico e nelle sonorità c'è più elettronica, mista a strumenti poco consueti nella musica pop, come i fiati finti, ad esempio, o alla batteria elettronica mista al tamburo di Alfio Antico; quindi c'è una commistione di strumenti e generi che può ricordare l'attitudine di David Byrne coi Talking Heads. Ovviamente ero terrorizzato, visto che il primo era andato bene e avevo ancora del materiale e potevo dargli la stessa veste, però quest'attitudine non m'appartiene preferivo mettermi in gioco.

Fai molta attenzione ai testi, alla scelta delle parole, delle immagini a cui fai riferimento. A volte il lavoro certosino sui testi, il non cadere nell'immagine facile, però, può essere paradossalmente più dannoso rispetto alla facilità (se guardiamo ai singoloni da classifica). Vorrei capire come ci lavori.

Lavoro tantissimo sui testi, forse è la parte in cui impiego più tempo, poi ho delle manie: lavoro in metrica, faccio molta attenzione a non spostare mai gli accenti, quindi non capita mai che lo scrivo di getto. C'è un lavoro di artigianato dietro, dove vai a limare e a trovare la parola giusta che ti aiuta ad avvicinarti a una sensazione che vuoi dare all'ascolto. Lo capisco al volo se una cosa per me funziona, quindi finché non trovo questo equilibrio, sono sempre lì a stralavorare e anche per questo ci ho messo quasi tre anni a far uscire il nuovo disco. Poi, certo, quasi nessuno poi lo nota.

Tu sarai a Napoli in concerto al Lanificio. È la prima volta che vieni a Napoli, a parte la tappa del Bipolare Tour con Meg e in più questa volta hai diversi musicisti napoletani che ti accompagnano (Mario Conte e Alfredo Maddaluno). Cosa dobbiamo aspettarci dal live?

A nome Colapesce è il primo, ho fatto tappe con altri progetti come Albanopower o Santiago, ma ovviamente non è una scelta mia. Il live è molto elettrico, ci sono dei brani del vecchio lavoro riarrangiati, mentre quelli di Egomostro sono fedeli al disco. Ma è un live molto energico rispetto a quello che uno potrebbe aspettarsi da Colapesce: è più elettrico, festaiolo.

Tra l'altro il tuo nome che nasce dalla leggenda di Colapesce ha anche una nota versione napoletana…

Sì, certo, esistono più di 20 versioni della leggenda, io un po' le ho raccolte. Sono molto legato al mio nome anche per una questione affettiva: mia madre, quando ero piccolo, spesso me la raccontava, quindi ce l'ho dentro da 30 anni.

Senti ma è vera la storia che volevi James Senese nel disco?

Sì, avevamo anche provato a contattarlo tramite Mario Conte, però alla fine non è andata in porto, un po' per i suoi impegni e un po', boh, forse non se la sentiva. Comunque è un grandissimo artista, da stimare a prescindere dal featuring.

Nella versione deluxe di "Un meraviglioso declino" c'erano alcune cover, se dovessi pensare a un artista napoletano da rifare, cosa faresti?

Murolo, la sua versione di “Era di maggio”.

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