La protesta dei ristoratori, imprenditori e artigiani più noti di Napoli: vogliamo lavorare
I loro nomi forse dicono poco, ma se sono associati ai nomi delle loro imprese – ristoranti, pasticcerie, botteghe artigiani, eventi dello spettacolo – danno l'idea della sofferenza di una gran parte del mondo produttivo di Napoli e della Campania, paralizzato dalla paura e dal rischio contagio di Coronavirus e ora nel pieno dell'incertezza normativa ed economica di questa Fase 2 che inizia il 4 maggio. Oggi, Primo Maggio, festa dei lavoratori, un video, lanciato dalla pagina Facebook del ristorante partenopeo ‘A figlia d"o Marenaro' è diventato un appello corale: «Io voglio lavorare». In video la titolare Assunta Pacifico e suo figlio Giuseppe Scicchitano, quest’ultimo già alla guida del ristorante “Innovative”, ha coinvolto più di 50 imprenditori di diverse attività: da Francesco Martucci della pizzeria “I Masanielli” a Davide Civitiello di RossoPomodoro, da Marco Ferrigno della Bottega Ferrigno a San Gregorio Armeno al conduttore radiofonico Gianni Simioli, da Leopoldo Infante di Leopoldo Cafèbar a Teresa Iorio della pizzeria Le figlie di Iorio, da Enzo Festa del Ciottolo Napoli a Daniela Mustilli dell’omonima azienda vinicola e Massimo Setaro della cantina Casa Setaro, dal pasticciere Marco Napolitano alla Chef Piera Parisi del ristorante Sax Barisano di Matera, per citarne alcuni. Quello della ristorazione è stato uno dei settori più colpiti che attende ancora di sapere quando sarà possibile ripartire.
Chef, pizzaioli, pasticcieri, autonomi e imprenditori di vari settori scendono così in "piazza", quella virtuale del social networks, che durante il Coronavirus ha tenuto insieme ancora di più le persone, permettendo di condividere i momenti difficili del #iorestoacasa lanciato dal Governo. Oggi, però, questo Primo maggio 2020 è più importante che mai per riscoprire l’importanza della festa del lavoro e dei lavoratori: "in questo momento il nostro Paese sta affrontando un’emergenza senza precedenti nella storia della Repubblica – spiega Assunta Pacifico, -, con molti settori chiusi o in difficoltà, che non hanno ricevuto ancora aiuti e forse non ne riceveranno. Il video vuole essere un grido di speranza, un richiamo ai diritti dei lavoratori, uno sprone a creare nuove condizioni per far tornare tutti a lavorare in sicurezza". La chiusura del video è emblematica, una sorta di risposta a molti quaquaraquà: "perché, oltre al mandolino e alla pizza – dice Giuseppe Scicchitano -, anche noi al Sud lavoriamo".