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La Regione Campania cancella il contributo mensile alle madri nubili

Cassato il contributo alle madri nubili. La nuova norma “nascosta” in una mega-legge di 45 pagine approvata alla fine di luglio, votata dal Consiglio regionale della Campania.
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La Regione Campania, guidata da Vincenzo De Luca, cancella il contributo alle madri nubili, che ogni anno veniva riconosciuto a migliaia di donne con figli minorenni non riconosciuti dai padri. La cancellazione, di cui quasi nessuno si era accorto, è contenuta nella legge di semplificazione 2017, approvata dal Consiglio Regionale lo scorso 28 luglio, quando già tutti avevano il pensiero rivolto alle imminenti vacanze estive. Si tratta di due semplici commi su 45 pagine, scritti in burocratese stretto: probabilmente gli stessi consiglieri regionali che stavano votando la nuova norma non aveva capito di cosa si trattava.

“Le funzioni socio-assistenziali già esercitate dall’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (OMNI) sono soppresse. I fondi regionali programmati per le stesse confluiscono nel fondo sociale regionale e sono vincolati alla realizzazione di servizi nell’area alla povertà”. Ecco il comma “incriminato”, nascosto in fondo a pagina 8 della legge. Gli uffici della Regione Campania, nelle scorse settimane, ha dovuto informare dell’avvenuta modifica tutti i Comuni, visto che neppure sui territori nessuno si era accorto di una innovazione normativa passata quasi di nascosto.

I soldi destinati alle madri nubili non scompaiono nel nulla, ma finiscono nel più grande calderone dei fondi destinati al contrasto alla povertà. I Comuni, nelle loro forme associati, gli Ambiti territoriali, avranno il potere di prevedere, nei propri regolamenti, che alle madri nubili sia assegnato un criterio di priorità. Nessun automatismo, come invece accadeva in passato, dunque. Tra l’altro, molti Comuni non erogano in via diretta da anni fondi ai più poveri, ma preferiscono, con i fondi per il sociale, appaltare servizi a cooperative.

Fino allo scorso 31 luglio tutte le madri nubili avevano diritto ad un contributo variabile Comune per Comune, di circa 150 euro al mese, pagate un terzo dalla Regione, un terzo dalla Provincia di appartenenza ed un terzo dal Comune. Ovviamente questo meccanismo ha creato il caos, perché i Comuni, per tamponare l’emergenza sociale, hanno quasi sempre versato in tempo le loro quote, a differenza di Regione e Province, che sono sempre stati in netto ritardo. Il meccanismo era complicato, ma almeno le madri sapevano che, prima o poi, avrebbero ricevuto un piccolo contributo per andare avanti insieme ai loro figli. Contributo che la Regione ha deciso di cancellare.

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