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La signora di “simm sett’, ott’ ‘e nuje” ora vuole tutelare la sua immagine

La signora Antonietta di Torre Annunziata divenne famosissima sul web grazie a un’intervista apparsa su Youtube nel 2009, in occasione dell’incendio della sua abitazione. Adesso, dopo 7 anni, la signora si è rivolta a un legale affinché la sua immagine venga tutelata, dal momento che in questi anni il video è stato parodiato diverse volte.
A cura di Valerio Papadia
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La signora Antonietta, protagonista del video
La signora Antonietta, protagonista del video

Dopo la laurea del ragazzo entusiasta di uno sciopero a scuola, la cui intervista divenne famosa su internet per la sua esclamazione colorita "A faccia ‘ro ca..o", un'altra "star" del web torna a far parlare di sé. E' impossibile non ricordare la signora di Torre Annunziata la cui intervista, nel 2009, spopolò in rete, superando le quattro milioni di visualizzazioni su Youtube. L'intervista, registrata da Metropolis Web, fu fatta in un'occasione drammatica: l'incendio dell'abitazione della donna nel Parco Apega di Torre Annunziata. Ma il cipiglio della signora, il dialetto tipico di quelle zone e le frasi colorite pronunciate, tra cui spicca su tutte la famosa "simm sett', ott' ‘e nuje", trasformarono l'intervista e l'intervistata in un vero e proprio fenomeno del web.

Nei sette anni trascorsi, però, il video è stato oggetto di parodie, canzoni in versione remix ballate in discoteca, addirittura cartoni animati, che la signora Antonietta (questo il suo nome) non ha gradito. Per questo motivo la donna si è rivolta allo studio legale dell'avvocato Salvatore Irlando di Torre Annunziata, affinché la sua immagine venga tutelata e possa avere un ritorno economico dallo sfruttamento che ne è stato fatto negli anni. Lo studio legale conferma che si stanno muovendo per cercare la migliore strategia d'azione in una questione che risulta complessa. La difficoltà sta nell'individuare le persone contro le quali agire, se i privati che hanno creato parodie e canzoni, oppure Youtube e Google (a cui la piattaforma di condivisione video fa capo) che non hanno tutelato l'immagine della donna.

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