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La solitudine del 25enne suicida a Pomigliano affidata a Facebook: le ultime parole

Su Facebook le ultime frasi del giovane che ieri si è lanciato dal terrazzo della sua casa a Pomigliano D’Arco. È il lascito del disoccupato 25enne che alla madre aveva lasciato una lettera per spiegare il disagio del non sentirsi in grado di aiutare la propria famiglia: “Non ho lavoro, non ce la faccio più”.
A cura di Angela Marino
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Suonano quanto mai angosciose le ultime parole condivise da Gennaro Faraco sulla sua pagina Facebook prima di quel volo dal terrazzo di casa sua, dove è salito per l'ultima volta ieri. "Sorrisi e abbracci di facciata, e alle spalle giudizi e chiacchiere sterili e inutili"."Sono sicuro – continua Gennaro, affidando alle parole di Anton Vanligt, poeta virtuale, il suo stato d'animo –"che troverai anche persone che darebbero tutto per la tua felicità, ma credimi, gente così è davvero rara, però il tuo cuore un giorno, riuscirà a distinguere nettamente la differenza e tu riuscirai a trovare nella massa, i pochi e veri “Amici”, questi, sì, saranno per sempre." Dietro la solitudine e il dolore che trasudano queste ultime parole il cui senso solo ora appare chiaro, c'era il disagio profondo di un ragazzo di 25 anni che non riusciva a trovare un lavoro, una strada, un destino, e che si sentiva un peso, tanto da scrivere nell'ultima lettera di addio a sua madre: "Non voglio tradire le aspettative, non ce la faccio più".

Si sentiva solo, Gennaro, e nonostante la giovane età sentiva la responsabilità di dover contribuire al sostentamento di sua madre, cinquant'anni, casalinga, rimasta sola a gestire il ménage familiare da quando il papà di Gennaro se n'era andato a lavorare al nord, due anni prima. L'ultimo impiego lo aveva lasciato ancora una volta con un senso di fallimento addosso. Aveva lavorato come operatore socio-sanitario in un centro diagnostico di Pomigliano, nel paese delle aziende al collasso, dove il lavoro sta diventando un incubo. Anche quello si era concluso alla scadenza del contratto e Gennaro era ripiombato nella precarietà. Non sono bastate le speranze dei vent'anni come non è bastato il calore della famiglia e dei due figli a salvare dal baratro della disperazione Carlo Sibilli, di Gragnano, morto 24ore prima, suicida, perché disoccupato. Difficile rassegnarsi per mamma Filomena, difficile, stringersi intorno in un abbraccio consolatorio anche per la piccola comunità di Pomigliano, per una morte, come questa, che non era ineluttabile.

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