La storia di Marco, neurochirurgo: “In Francia i colleghi mi chiamavano sporco italiano”
Spesso il lavoro all'estero per i giovani professionisti italiani permette di raccogliere soddisfazioni ed encomi. Ma le cose non vanno sempre così. Ne è la dimostrazione quanto accaduto a Marco Sgambati, 35enne neurochirurgo napoletano trasferitosi in Francia, a Nizza, nel 2011. Come ha raccontato il giovane medico al Corriere del Mezzogiorno si è trattato di un'esperienza lavorativa tutt'altro che positiva. "Mi resi subito conto che la sanità francese non stava molto meglio della nostra — spiega Marco — anche 6 mesi per una visita specialistica; salari che noi a Napoli definiremmo medio bassi e molte prestazioni mediche (anche in urgenza) a pagamento. Negli ospedali universitari tutto si basa sul lavoro degli specializzandi, a volte anche alle prime armi. Per loro è la normalità".
Da Nizza si trasferisce all'Hospital Nord di Marsiglia dove il tirocinio a un giovane specializzando straniero, era praticamente impossibile. I turni di guardia erano solo per gli specializzandi francesi e gli era impedito anche solo osservare gli interventi in sala operatoria. Una situazione di palese discriminazione culminata in uno scontro con il primario del reparto. "Un venerdì sera – racconta ancora Marco – il mio tutor mi chiese di organizzare l’intervento d’urgenza per un paziente con metastasi cerebrale. Quando incontrai il primario, però, a brutto muso mi disse: “riferisci al tuo tutor che le operazioni non si fanno a mezzanotte”. Mi lanciò cartelle cliniche in faccia, chiamandomi “sale italien” (sporco italiano). Rimasi gelato. Solo dopo mi resi conto che quel trattamento era riservato a centinaia di miei colleghi specializzandi in arrivo dall’Italia".
Accantonata quell'esperienza il giovane medico ha provato a cercare un altro lavoro, senza successo: i posti per gli specializzandi in neurochirurgia sono riservati solo ai francesi. Unica possibilità una clinica privata di Nantes ma con una amara sorpresa. Marco racconta che gli avrebbero offerto il posto per inscenare una truffa ai danni dello stato, una frode sanitaria per intascare soldi pubblici. "Ovviamente rifiutai" racconta il giovane medico. Quello fu il suo ultimo giorno in Francia. Alla fine il 35enne è rientrato in Italia, dove ha trovato lavoro a Latina, presso il dipartimento di la neurochirurgia diretto dal professor Savino. "A 48 ore dall’assunzione ho potuto fare ciò per cui ho studiato una vita. Operare" conclude "Da noi siamo abituati a glorificare tutto ciò che avviene oltre confine. Sono andato in Francia con quest’idea: per quel che riguarda il lavoro posso dire che di certo non stanno meglio di noi".