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“L’Africano”, un film sulla vita di Franco Tiano e la festa della Madonna delle Galline di Pagani

Il film documentario di Laura Mandolesi Ferrini racconta l’artista paganese scomparso nel 2008, cui va riconosciuto il merito di aver contribuito a ravvivare la rituale festa campana, celebrata con la tradizionale tammurriata.
A cura di Andrea Parrella
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Negli ultimi decenni è tornata viva a Pagani, piccolo paese del salernitano, la pratica di onorare un rito di devozione tradizionale, quello della Madonna delle Galline, celebrato annualmente nella domenica in albis. Si tratta di un evento religioso che, come è proprio della contemporaneità, ha assunto una forte connotazione civile, divenendo a tutti gli effetti una festa di paese sempre più popolare in tutta la Campania, capace di attirare molti turisti. Eppure, nonostante la tradizione risalga al XVI secolo circa, si tratta di un rituale che ha rischiato di sparire dalle abituali pratiche locali. C'è un personaggio rivelatosi cruciale al tramandamento di questa pratica, Francesco Tiano. Artista poliedrico, uomo mistico e pittoresco, persona influente della comunità paganese e più in generale della cultura popolare meridionale del secolo scorso, Franco Tiano ha lasciato un'impronta fortissima della sua figura sulla popolazione locale e su altri rappresentanti del panorama culturale partenopeo moderno, perfettamente descritta da un documentario del 2018 intitolato "L'Africano" (come Tiano era stato soprannominato) prodotto dall'Associazione culturale “Ambress’…Am Press” per la regia di Laura Mandolesi Ferrini, e proiettato al Giffoni Film Festival 2018.

Le immagini di repertorio raccolte dalla regista sono accompagnate dalle parole di amici e artisti come Eugenio Bennato, Peppe Barra, Teresa De Sio, Isa Danieli, Marcello Colasurdo e tanti altri, persone che hanno condiviso con Tiano la vita quotidiana e un percorso artistico che, a giudicare dall'esistenza condotta dall'africano, sono stati sovrapponibili, come si trattasse della stessa cosa. Stando alle parole di chi lo conosceva, quella di Franco Tiano per il canto, le danze tradizionali, la tammorra, è stata a tutti gli effetti una vocazione, il naturale e spontaneo sbocciare di qualità che sono maturate col tempo in una forma del tutto irripetibile, unica. La definizione stessa di artista risulta limitante: parole come guru e santone non paiono inappropriate a chi ne racconta le gesta e la capacità di influenza sugli altri. Tiano ha rappresentato per la sua gente una figura dai tratti mistici, una voce che sprigionava talvolta dolcezza e grazia e che talvolta sembrava provenire dalle viscere della terra.

La tradizionale tammurriata

In un costante accavallarsi di piani narrativi, il suo palco era la strada, gli spettatori i suoi concittadini, pubblico mai effettivamente pagante, ma sempre partecipe di una quotidiana messa in scena. La chiave di racconto del documentario è proprio il legame con la festa paganese della Madonna delle Galline, rinata nella sua forma ancestrale proprio grazie a Tiano, trovando spazio proprio a casa sua e nelle strade vicine, dove per anni, dal venerdì alla domenica successiva a quella di Pasqua si è trascorsa come tradizione voleva, accompagnata da una tammurriata estenuante, nacchere (castagnette) e una nebbia che non è nebbia, ma i fumi di carciofi arrostiti. L'elemento della tammurriata, che prende vita tra le strade dopo il passaggio della processione, non è solo simbolico ma sostanziale, perché all'alba del lunedì la tammorra, lo strumento tipico dei riti mariani dell'agro nocerino, viene simbolicamente portata al santuario e deposta ai piedi della Vergine.

Il peso della tradizione

Capita talvolta di vederci svelata una presenza preziosa, vicinissima, rimasta a lungo e immeritatamente in ombra rispetto alla nostra percezione visiva per ragioni ignote. Scoprire o riscoprire Franco Tiano, morto nel 2008 a pochi giorni dalla festa di quell'anno, restituisce in chi assiste alla narrazione di una vita semplice e frugale, ma piena e mai frenata, la sensazione di partecipare al racconto in forma di compendio dell'esistenza di una persona che non ha temuto le passioni ed ha avuto il merito di resuscitare un'usanza passata. "I tamburi suonano da centinaia d'anni e continueranno a farlo", ha detto Marcello Colasurdo alla presentazione del film e in effetti, in risposta alla costante necessità che percepiamo di andare oltre gli orizzonti raggiunti e guardare al di là degli spazi acquisiti, non può che esserci la tradizione.

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