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L’appello del giovane chef napoletano a Conte e De Luca: ‘Categoria in ginocchio, dateci una mano’

In Campania non soltanto i ristoranti sono chiusi, ma una ordinanza del governatore Vincenzo De Luca vieta anche le consegne di cibo a domicilio. Per questo Gaetano Borrelli, giovane chef di Torre del Greco, nella provincia di Napoli, ha voluto indirizzare una lettera al presidente De Luca e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere una risoluzione al problema a nome di tutta la categoria.
A cura di Valerio Papadia
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Lo chef Gaetano Borrelli
Lo chef Gaetano Borrelli
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Il settore della ristorazione, degli eventi e del turismo, a causa dell'emergenza Coronavirus e del conseguente lockdown, si trova ad affrontare una crisi economica che ha pochi, per non dire nessun precedente. In Campania, non soltanto i ristoranti sono chiusi come nel resto d'Italia ma, grazie a una ordinanza particolare del governatore Vincenzo De Luca, non possono consegnare nemmeno cibo a domicilio. Ecco che allora Gaetano Borrelli, giovane chef di Torre del Greco, nella provincia di Napoli, si è voluto fare portavoce di una intera categoria e ha deciso di scrivere, tramite Fanpage.it, una lettera ideale al presidente della Regione Campania De Luca e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Gaetano, sposato e padre da poco di un bambino, come premessa ribadisce orgogliosamente di aver deciso di rimanere nella sua terra e, grazie alla sua perseveranza e alla sua dedizione al lavoro, ha trovato impiego come Executive Chef in una struttura della sua zona che si occupa di eventi e turismo. Adesso, però, la sua categoria, così come l'intero indotto derivante dalla ristorazione e del turismo, è messo in ginocchio dalla crisi economica dovuta alla pandemia. Ecco che, allora, tramite la sua lettera Gaetano chiede risposte in merito alla situazione lavorativa di centinaia, migliaia di suoi colleghi, la maggior parte dei quali vive di lavori a tempo determinato, stagionali.

"Per noi il cambiamento – spiega Gaetano, come detto facendosi portavoce non solo dei problemi personali, ma di quelli di una intera categoria – è maggiormente drastico: abbiamo smesso di lavorare a fine ottobre e alcuni di noi, nella migliore delle ipotesi, hanno percepito un indennizzo di disoccupazione per la metà dei mesi in cui si è lavorato, quindi, si metta caso di aver lavorato per 7 mesi, fino a febbraio; a regime regolare avremmo ripreso a lavorare questo mese (aprile) per cui ci sarebbe toccato sopravvivere soltanto un mese o due, il che forse si può ancora fare ma con tutta questa faccenda del coronavirus dovremo ritenerci fortunati, secondo quelle che sono le direttive, se riprenderemo a lavorare l’anno seguente".

"Quello che sto chiedendo – riprende il giovane chef – sono delle misure realmente concrete, non promesse e progetti a lungo termine e ciò non per fare pressioni inutili ma per poter evitare veramente catastrofi familiari irrecuperabili. Le parlo di me, ma penso che ciò possa valere per ogni padre o madre di famiglia che si è fatto carico di svariati impegni economici per poter dare alla sua famiglia quella che oggi viene definita una vita normale: un tetto sulla propria testa, un’auto per spostarci in caso di necessità, bisogni e beni nel campo della tecnologia, che se non acquistati ci portano ad essere tagliati fuori dal mondo, esempi ne sono i cellulari ma anche un televisore per poter ascoltare i suoi discorsi, internet e promozioni per telefonare".

Gaetano chiede dunque che vengano presi provvedimenti per evitare così che la crisi economica, per gran parte dei lavoratori come lui, diventi irreversibile. Il giovane chef, in conclusione del suo intervento, sembra tutto sommato essere ottimista: "Ce la faremo, sì, tuttavia aggiungerei: se ci verrà data una mano".

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