L’Atlante Farnese di Napoli: la prima rappresentazione “scientifica” della volta celeste
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli conserva una delle testimonianze più importanti del modo in cui gli antichi avevano immaginato l’universo: si tratta di un vero e proprio gioiello “scientifico”, oltre che artistico, su cui è scolpita la prima e più antica raffigurazione della volta celeste. Astronomi e scienziati hanno studiato l’Atlante Farnese, riconoscendovi le costellazioni, l’equatore e gli emisferi boreale e australe proprio come li conosciamo noi oggi. E non è un caso che sia proprio Atlante, mitico titano che sfidò Zeus, a portare su di sé il peso di questa conoscenza.
Atlante, il titano ribelle che inventò il mondo
Omero lo descrisse come uno dei “pilastri del cielo”: condannato da Zeus a portare sulle spalle il peso dell’intera volta celeste, nella mitologia antica Atlante era famoso per essere stato il primo ad aver studiato la scienza dell’astronomia. Nelle rappresentazioni simboliche legate al titano il globo è sempre presente, non soltanto per ricordare ai posteri l’eterna punizione inflitta a seguito della ribellione contro Zeus, ma soprattutto perché secondo gli antichi poeti fu proprio Atlante ad inventare la rappresentazione del mondo come una sfera.
L’Atlante Farnese: l’antica conoscenza astronomica
La statua venne ritrovata nel 1546 nelle terme di Caracalla, a Roma. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che, originariamente, il marmo fosse collocato all'interno della Biblioteca Ulpia, nel Foro di Traiano: il motivo del suo spostamento, se è avvenuto, resta ignoto. È d’altra parte probabile, secondo alcuni, che non si trattasse della stessa statua: le fonti antiche citano spesso l’Atlante, ma lo stesso marmo Farnese potrebbe essere una copia di un originale greco del III secolo avanti Cristo.
L’Atlante arriva a Napoli alla fine del Settecento entrando a far parte della ricca collezione Farnese come parte dell’eredità di Carlo III di Borbone. Si tratta di una delle testimonianze più affascinanti della cultura ellenistica, sia dal punto di vista artistico che, si potrebbe dire, “scientifico”. Il globo marmoreo posto sulle spalle del titano riunisce le speculazioni filosofiche di Talete ed Anassimandro, e le prime ipotesi astronomiche di Eudosso di Cnido: fu proprio sulla base dei suoi studi che i greci riuscirono a sostituire alla rappresentazione geocentrica delle costellazioni quella, più completa e precisa, che vediamo rappresentata sul marmo.
La sfera celeste
Nella copia conservata a Napoli vediamo la volta celeste, per la prima volta nella storia, rappresentata idealmente “dall'esterno”: le costellazioni sono rovesciate rispetto alle raffigurazioni tradizionali successive, e si riconoscono chiaramente l’equatore e i tropici. Si contano quarantatré costellazioni, dodici segni zodiacali e due emisferi, quello boreale e quello australe. Questa mappa celeste è talmente accurata che gli astronomi sono riusciti a risalire alla data precisa in cui la rappresentazione è stata concepita: trovandosi l’Ariete nel punto equinoziale, siamo con quasi assoluta sicurezza nel IV secolo avanti Cristo. Nei primi anni Duemila alcuni astrofisici americani sono tornati a studiare la sfera dell’Atlante Farnese, confermandone la validità dal punto di vista astronomico.