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Covid 19

Lavoratori dello spettacolo al collasso a causa del Covid: “Così non sopravviveremo”

Sono 1 milione e mezzo di lavoratori e producono il 10% del Pil nazionale, i lavoratori dello spettacolo, musica, teatro, cinema, da due mesi sono completamente fermi e riprenderanno solo quando ci sarà un vaccino per il Coronavirus. Chiedono un reddito di quarantena per tutto il settore. “In un settore dominato dal lavoro nero è impossibile accedere ai sussidi statali”. Critiche sul primo maggio: “Faremo un’assemblea virtuale, miope la scelta del concertone in diretta Tv quando un’intero comporto sta morendo”.
A cura di Antonio Musella
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Il mondo dello spettacolo è stato tra i primi comparti produttivi del nostro paese a fermarsi davanti alla pandemia globale di Coronavirus. Per loro non ci sarà una fase 2, concerti, spettacoli teatrali, performances ed eventi, sono rimandati a data da destinarsi. Troppo pericoloso riprendere gli eventi pubblici senza aver ancora trovato il vaccino per il Covid 19. Il risultato è un intero comparto produttivo completamente fermo che non sa quando riuscirà a ripartire. Un mondo dominato dal lavoro nero, condizione che ha reso quasi del tutto inaccessibile il sussidio di 600 euro erogato dall'INPS ai lavoratori dello spettacolo, che ora chiedono un reddito di quarantena

Impossibile dimostrare 30 giorni lavorativi

Si sono riuniti intorno ad alcune pagine Facebook, sia nazionali che territoriali, come Zo-Na Rossa, Professionisti dello Spettacolo o il gruppo Eresia. La loro piattaforma è chiara ed in cima alle richieste c'è il reddito di quarantena. "Il nostro mondo è dominato dal lavoro nero – spiega Valerio Di Martino, musicista, a Fanpage.it – per noi è impossibile dimostrare i 30 giorni lavorativi nel 2019, che è il requisito principale per accedere al sussidio di 600 euro, quindi nelle manovre del governo per noi fino ad ora non c'è praticamente nulla". "Il nostro comparto riprenderà probabilmente l'anno prossimo – sottolinea Marco Messina, musicista dei 99 Posseè orribile un mondo in cui una persona è ridotta alla fame perché non lavora per due mesi. Per noi la richiesta di un reddito universale non è solo per il nostro comparto, ma per tutti quei mondi colpiti dalla pandemia e che sono stati esclusi dagli aiuti di Stato. La nostra condizione è estendibile a tanti altri lavoratori e lavoratrici". Ci sono gli artisti, i registi, i cantanti, gli attori, ma anche le maestranze, tecnici, fonici, montatori, un esercito vero e proprio che nel nostro paese si muove per 365 giorni l'anno e produce una mole impressionante di eventi. E' un settore che sta provando anche a superare le differenze e le diffidenze reciproche in un momento in cui l'intero comparto è al collasso. Impossibile immaginare una data di ripresa, così come è impossibile immaginare di andare avanti in queste condizioni. "Vogliamo un reddito perché se non lavori non mangi e se non mangi non puoi campare" spiega Marco Messina.

Reddito di quarantena e primo maggio

"Noi non vogliamo tornare al nostro mondo come era prima – ci dice Adriana Folleri, regista – perché era un mondo in cui si faceva una fatica enorme ad affermare i diritti sul lavoro". E non è un caso che proprio le garanzie sociali abbiano condannato questo pezzo del mondo del lavoro a quello che al momento può definirsi uno stato di abbandono. Sono davvero pochi quelli che fatture alla mano possono avere i requisiti per gli aiuti. Il reddito di quarantena per questi lavoratori significa la possibilità di riuscire a sopravvivere. "Quest'anno non potremo festeggiare il primo maggio", spiega la Folleri, una giornata da sempre caratterizzata dalla musica e dagli eventi per celebrare la festa dei lavoratori. "Abbiamo coniato un hastag, #zeromaggio, su sfondo viola, un colore che prima per il teatro portava sfortuna, ed il primo maggio terremo una grande assemblea virtuale per confrontarci su come portare avanti la battaglia". L'arte sta provando a dare una mano nella pandemia, la musica in particolar modo ha animato flash mob e video virali, così come tantissimi attori si sono prestati gratuitamente a spettacoli e concerti online, spesso anche per conto delle istituzioni. Una situazione che però non fa i conti con le tasche vuote del mondo dello spettacolo. "Sicuramente non possiamo più produrre gratuitamente contenuti artistici" sottolinea Folleri.

1,5 milioni di lavoratori a rischio: "Concerto di Cgil, Cisl e Uil miope"

L'Adl Cobas, sindacato di base, sta supportando in diverse regioni la mobilitazione dei lavoratori dello spettacolo, come spiega a Fanpage.it Rolando Lutterotti: "Il settore della cultura conta 1,5 milioni di lavoratori e produce il 10% del Pil nazionale, ed è una categoria che senza una proposta chiara di reddito sganciata dal lavoro non potrà sopravvivere e non potrà in futuro riprendere le proprie attività". Il primo maggio, in diretta televisiva, Cgil, Cisl e Uil terranno lo stesso il concerto tradizionale del primo maggio, artisti sui palchi ma senza pubblico. "La scelta dei sindacati confederali di tenere lo stesso il concertone mentre una intera categoria rischia di perdere totalmente il lavoro e i diritti è miope" sottolinea Lutterotti. Dai Marlene Kuntz ai Meganoidi, dai Modena City Ramblers passando per Lo Stato Sociale, i Nomadi, Omar Pedrini, si sono schierati accanto alle maestranze che si stanno mobilitando insieme agli artisti per il reddito di quarantena. E' stato prodotto anche un documento, "il Manifesto dei lavoratori e delle lavoratrici della cultura, dello spettacolo e dei beni culturali" che è stato indirizzato direttamente a governo. Senza un aiuto rapido, questo mondo rischia di restare in ginocchio.

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