Lavoro nero, “Napoli Sotterranea” condannata a risarcire una ex-guida
L'associazione "Napoli Sotterranea", che gestisce il sito turistico omonimo, è stata condannata dal tribunale partenopeo a risarcire una guida turistica che aveva lavorato "in regime di lavoro subordinato e non contrattualizzato". In pratica, una guida turistica in nero a tutti gli effetti, che non ha quindi percepito la paga minima garantita. L'associazione è stata così condannata a versare 81mila euro all'ex-lavoratrice, dopo un lungo processo durato circa due anni.
Grande soddisfazione da parte degli avvocati che hanno assistito la giovani: Elisena Iannuzzelli, Maurizio Di Stasi, Danilo Risi e Virginia Amorosi della Camera Popolare del Lavoro, che difendono anche altri ex-lavoratori dell'associazione "Napoli Sotterranea". La Iannuzzelli ha poi spiegato in queste ore che "tutto è stato possibile anche grazie ai lavoratori che hanno avuto e stanno avendo la forza di sopportare questi contenziosi. Inizialmente", ha aggiunto l'avvocato Iannuzzelli, "non volevano denunciare per paura di ritorsioni. Poi, insieme, siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo". La decisione dei giudici del tribunale di Napoli è arrivata lo scorso 9 ottobre, ma solo nelle ultime ore è stata diffusa la notizia.
Era il novembre del 2017 quando alcune guide iniziarono a denunciare il lavoro nero: in molti lamentavano paghe minime tra i 4 e i 5 euro l'ora, in assenza di qualunque tipo di contratto o tutela, pagati in contanti a fine giornata dopo aver lavorato diverse ore senza alcun tipo di assicurazione o di sottoscrizioni. Poco meno di due anni dopo, per una di loro è scattato dunque un maxi-risarcimento, dopo che i giudici le hanno riconosciuto di aver svolto il proprio lavoro di guida turistica "in regime di lavoro subordinato e non contrattualizzato".