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Covid 19

Le foto della Gaiola di un anno fa fanno paura: oggi la folla significa contagio

Oggi il cervello umano interpreta gli assembramenti come pericolosi, situazioni di potenziale contagio da coronavirus da cui tenersi alla larga. È un meccanismo innato, che permette agli essere viventi di modificare il proprio comportamento in base alla necessità. Basta guardare le foto di un anno fa della Gaiola per averne la prova: ieri impressionavano per l’affollamento, oggi fanno paura.
A cura di Nico Falco
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Oggi la folla significa pericolo. È un meccanismo automatico del cervello, che è innato e che fa parte delle reazioni naturali di ogni animale che deve adattarsi alle nuove situazioni, modificare i propri comportamenti rispetto ai cambiamenti ambientali. È istintivo, serve a garantire la sopravvivenza e per questo è anche estremizzato. E così basta guardare un assembramento perché scatti l'associazione con la malattia. I gruppi di persone in strada fanno venire soltanto una cosa in mente: e se uno di loro fosse malato? Se qualcuno, lì in mezzo, fosse stato contagiato dal coronavirus e lo stesse inconsapevolmente diffondendo? E quindi subito la paura di trovarsi un infetto accanto, di finire in ospedale con un tubo nella trachea, attaccato a un ventilatore per respirare.

La reazione arriva dall'inconscio come la pareidolia, il meccanismo che il cervello usa per ricondurre a forme note degli oggetti dalla forma causale. Lo abbiamo sviluppato per difenderci dai predatori, per riconoscere un paio di occhi anche in mezzo alla vegetazione e capire che, mimetizzato tra gli alberi, c'è un pericolo. Funziona ancora, anche se non c'è più l'esigenza di difendersi dagli animali feroci: è quello che ci fa vedere un animale in una nuvola o una faccia in una macchia sul muro. Oggi guardare una fotografia o un video di mesi fa dà lo stesso effetto del predatore nascosto tra le sterpaglie: dopo oltre un mese di lockdown e col coronavirus che è entrato prepotentemente nella vita di tutti, la folla viene automaticamente vista come veicolo di contagio, come qualcosa che dovremmo tenere distante quanto più possibile.

Eppure, appena pochi mesi fa, non avremmo mai immaginato di dover rinunciare alla vicinanza con altre persone e qualsiasi calca sarebbe sembrata al massimo noiosa, fastidiosa, ma non avremmo mai pensato che avrebbe potuto ucciderci. Il cambio di percezione è evidente nelle fotografie che il CSI Gaiola Onlus ha pubblicato sul proprio profilo Facebook. Due scatti, che risalgono ad un anno fa esatto. Era il 25 aprile 2019. Altro che metri di distanza: la Gaiola era invasa di persone che prendevano il sole spalla a spalla.

"Immagini che fino ad un anno fa semplicemente ci impressionavano  per la calca e l'estremo affollamento, oggi ci fanno letteralmente paura – scrive il CSI Gaiola Onlus – è la percezione del rischio che cambia, è un fenomeno naturale che in natura serve a salvare le popolazioni animali dalle nuove minacce dell'ambiente in cui vivono, inducendoli a cambiare strategia ed abitudini comportamentali, evitando l'estinzione. Speriamo che questo basti a salvare anche noi".

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