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Le Quattro Giornate di Napoli: quando la città si ribellò alla barbarie nazista

In occasione della ricorrenza storica Napoli si prepara a ricordare quei quattro giorni, dal 27 al 30 settembre 1943, che cambiarono la storia del Mezzogiorno, dando il via all’insurrezione spontanea all’occupazione tedesca.
A cura di Angela Marino
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Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere contro l'occupazione nazista. Il 27 settembre del 1943 cominciarono le cosiddette quattro giornate di Napoli, quattro giorni di lotta e guerriglia al nemico tedesco che nella città del Sud fu annientato dai civili anziché dall'esercito americano. Anche quest'anno la città ricorda la ricorrenza storica attraverso una serie di iniziative in programma dal 28 settembre al primo ottobre. Gli alleati – come il popolo di Napoli chiamava i soldati statunitensi – avrebbero trovato al loro arrivo, il 1º ottobre 1943, una città già libera dall'odiosa occupazione delle forze armate tedesche. Fu quello il primo passo per la Resistenza, la pietra miliare di un processo di ribellione collettiva dal basso. A sostegno delle decine di cittadini napoletani, logorati dalla miseria e dalla precarietà di un'esistenza vissuta tra le macerie e il terrore, c'erano i militari fedeli al cosiddetto Regno del Sud, che insieme ai civili riuscirono a spezzare il giogo degli occupanti.

27 settembre 1943: cominciano le 4 giornate di Napoli

A spingere i napoletani all'insurrezione spontanea fu il metodo disumano e odioso con cui l'esercito tedesco faceva scempio della popolazione, con esecuzioni indiscriminate, saccheggi e rastrellamenti. Dopo l'armistizio di Cassabile annunciato l'8 settembre 1943 dal generale Pietro Badoglio, senza un piano indicato dall'alto, le forze armate di tutto il Paese militari finirono allo allo sbando. Napoli assistette alla fuga dei Generali Riccardo Pentimalli e Ettore Del Tetto, che detenevano il controllo militare della provincia di Napoli. Ettore Del Tetto lascio la città firmando un manifesto che vietava gli assembramenti, autorizzando i militari tedeschi a sparare sulla folla in caso di violazione dell'ordine.

Di fronte alle sistematiche e arbitrarie eliminazioni da parte dei tedeschi, la popolazione cominciò ad armarsi in vista della rivolta. Intanto un manifesto del prefetto ordinava la chiamata al servizio di lavoro obbligatorio, in Germania, per tutti i maschi di età compresa fra i 18 e i 33 anni. In poche parole, la deportazione. Alla chiamata risposero soltanto 150 napoletani sui previsti 30mila, il che determinò la reazione di Schöll che dispose la fucilazione immediata degli inadempienti. Ormai in ogni angolo della città si stavano preparando a reagire. Il 27 settembre la folla si ribellò contro l'occupazione nazista, 500 uomini armati iniziarono i combattimenti. Quattro giorni dopo, grazie al coraggio e all'eroismo dei militari italiani e dei civili, i sopravvissuti salutavano una città libera dall'oppressione del nemico. Ogni anno l'avvenimento, che guadagno a Napoli il conferimento della medaglia al valore militare, viene ricordato e celebrato attraverso una serie di iniziative istituzionali.

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