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L’imputato parla solo dialetto casertano, nessuno lo capisce: il processo per violenza sessuale è fermo

Ha dell’incredibile la vicenda che arriva da Belluno, dove un processo per violenza sessuale è fermo: l’imputato, un uomo di Caserta, parla infatti solo il dialetto “stretto”. Nessuno riesce a capire, dunque, le ore di registrazioni di insulti e minacce che l’uomo ha rivolto alla vittima, la sua ex compagna.
A cura di Valerio Papadia
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Una storia grottesca e paradossale, se non fosse che di mezzo c'è un procedimento penale, quella che arriva da Belluno, dove un processo per violenza sessuale è fermo a causa di incomprensioni linguistiche. Sul banco degli imputati, infatti, c'è un un uomo di 37 anni di Caserta, A.C. le sue iniziali, che parla solo il dialetto "stretto": nessuno riesce a comprendere le ore di registrazioni in cui sono riportati gli insulti e le minacce che il 37enne ha rivolto alla vittima, la sua ex compagna; serve un vero e proprio interprete che possa trascrivere le registrazioni, ma nessuno sembra capire il dialetto casertano parlato dall'imputato.

Nemmeno i salernitani riescono a capire il casertano

Nell'impresa di traduzione ci è riuscita, ma solo in parte, la consulente della Procura: sebbene la donna sia di Salerno, ha dovuto abbandonare l'opera più o meno a metà; nemmeno lei, campana come l'imputato, riusciva a capire le frasi idiomatiche pronunciate dall'imputato. Il compito, adesso, spetta ad un nuovo appuntato dei carabinieri arrivato a Belluno, originario di Caserta: il militare dell'Arma ha 90 giorni per cercare di comprendere e trascrivere le frasi dell'imputato.

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