Lo sfogo del boss Zagaria: “Il 41 bis è disumano”
"Le mie condizioni di isolamento sono disumane". Con queste parole l'ex boss dei Casalesi Michele Zagaria ha denunciato la sua sofferenza nel convivere con la condizione di detenuto in regime di 41 bis. L'ex capoclan era collegato in video-conferenza con il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) dal carcere di Milano-Opera, dove è attualmente recluso dopo la condanna a numerosi ergastoli. A pesare di più all'ex padrino sarebbe il fatto di non poter "incontrare nessuno". Prima del suo arresto, avvenuto nel 2011 "Capastorta" ha vissuto una latitanza durata, durata 15 anni a Casapesenna, favorito da cittadini e amministratori compiacenti.
Il processo a Michele Zagaria
Si tratta di dichiarazione rese spontaneamente da Michele Zagaria nel corso del processo che lo vede imputato insieme all'ex sindaco Casapesenna, Fortunato Zagaria, per il capo di imputazione di violenza privata aggravata dal metodo mafioso ai danni di Giovanni Zara, predecessore dell'ex sindaco omonimo del boss. I fatti risalgono al 2008. Secondo l'accusa ipotizzata dal pm Catello Maresca, il futuro sindaco avrebbe intimato a Zara di non rilasciare più dichiarazioni pubbliche sul boss Michele Zagaria, minacciandolo e ricordandogli la sorte dell'ex assessore Tonino Cangiano, gambizzato dalla camorra nel 1988 e morto nel 2009, dopo aver trascorso vent'anni sulla sedia a rotelle. La consiliatura di Zara durò pochi mesi: nel febbraio 2009 il sindaco venne sfiduciato da undici consiglieri dopo aver dato il via ad un progetto in un bene confiscato a un capozona dei Casalesi. Zagaria, invece, fu arrestato nel febbraio 2012 mentre era sindaco di Casapesenna proprio in merito a questi fatti e scarcerato dopo pochi giorni. A fare il nome di Michele Zagaria, Generoso Restina, oggi pentito. L'allora vivandiere del boss raccontò agli inquirenti come il sindaco avesse incontrato "più volte Michele Zagaria nel nostro appartamento così come altre persone, soprattutto parenti".