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“Ludoteche e campi estivi non vogliono mia figlia, affetta da Sindrome di Down”

La denuncia di una madre single napoletana che, con la fine della scuola, non sa a chi affidare sua figlia, una bambina di 11 anni affetta da Sindrome di Down, mentre lei è al lavoro. La donna ha contattato numerose ludoteche, associazioni e campi estivi, e tutti le hanno dato la stessa risposta: “Non siamo attrezzati ad accogliere sua figlia”.
A cura di Valerio Papadia
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Una madre single che cresce una bambina di 11 anni affetta da Sindrome di Down e che si sente abbandonata dalle istituzioni. La donna, residente a Fuorigrotta, quartiere della periferia occidentale di Napoli, racconta a Fanpage.it di riscontrare un grave problema quando termina l'anno scolastico: non riesce a trovare nessuno che sia in grado di occuparsi della figlia. La donna ha raccontato di essersi rivolta a numerose associazioni, ludoteche e campi estivi affinché qualcuno potesse badare alla bimba quando lei è al lavoro. La risposta, però, è stata sempre la stessa: "Non siamo in grado di occuparci di un bambino con disabilità". Servirebbe, infatti, un operatore dedicato per ognuno di questi bambini e nessuna delle attività contattate dalla donna sembra averne uno a disposizione che possa soddisfare anche tali richieste.

"Non è possibile che nessuno possa occuparsi di mia figlia – dice la donna, amareggiata -. Anche se ho un part time, ho bisogno di qualcuno che si occupi della mia bambina quando sono al lavoro. Non posso lasciarla da sola a casa, anche se è abbastanza autonoma, né posso permettermi economicamente una baby sitter per tutto il tempo. Tantomeno non posso lasciarla a mia madre, che è anziana e non ha le energie per badare a lei: mia figlia ha bisogno di essere integrata, non ghettizzata, e non può di certo passare tutta la giornata a casa davanti alla tv o a un tablet" è lo sfogo della donna.

"Non lotto soltanto per mia figlia, ma anche per tutti gli altri bambini e i loro genitori che si trovano nella stessa situazione e magari non sanno come affrontarla – conclude la donna -. Il problema è da risolvere a monte: le istituzioni dovrebbero trovare una soluzione, garantire un servizio a tutti quei genitori che lavorano e, che quando finisce la scuola, non sanno a chi affidare i propri figli".

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