Luigi Bartolomeo, in fin di vita dopo l’arresto. I familiari: “È stato picchiato”
"Luigi, cosa ti hanno fatto?". "Avvoca', non posso parlare". Avrebbe pronunciato più o meno queste parole Luigi Bartolomeo all'avvocato d'ufficio che lo assisteva durante il processo per direttissima, nel quale è stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione. A parlare è la sorella Paola, che ora chiede verità: Bartolomeo è da quindici giorni in coma e nessuno sa perché. E' finito in carcere per due evasioni dagli arresti domiciliari. Evasioni alle quali sono seguiti due arresti delle forze dell'ordine piuttosto concitati, in circostanze da chiarire. Né la sorella riesce a vederlo, poiché non ha ottenuto il permesso per entrare in ospedale.
L'intricata vicenda di Luigi Bartolomeo inizia il 21 ottobre scorso: nella stessa giornata evade due volte dai domiciliari a Ponticelli, la zona di Napoli in cui abita. La prima volta viene preso dai carabinieri: ne nasce una colluttazione che si conclude con l'arresto dell'uomo, che viene riportato ai domiciliari. La seconda volta viene sorpreso in strada dalla polizia: anche in questo caso Bartolomeo si ribella all'arresto, due poliziotti vengono refertati in ospedale e sarebbe stato proposto anche a lui un ricovero, ma lo avrebbe rifiutato. Questa volta, Bartolomeo viene portato nel carcere di Poggioreale: il giorno dopo, 22 ottobre, c'è il processo per direttissima: condannato a un anno e quattro mesi; in quella occasione incontra l'ultima volta l'avvocato d'ufficio, che – secondo il racconto della sorella – gli chiede conto senza successo del suo volto tumefatto. E se fino a qui gli elementi sono scarsi, su cosa sia successo dopo cala il buio totale. Nelle ore successive Bartolomeo, che poche ore prima era in grado di ingaggiare una colluttazione con le forze dell'ordine, va in coma. Varca la soglia del Pronto Soccorso dell'ospedale Loreto Mare e viene portato in rianimazione. Sul suo stato di salute sono poche e contrastanti, le notizie. Una sola è incontrovertibile e pesantissima, ed è scritta in un certificato: Bartolomeo è in rianimazione e in imminente pericolo di vita. La sorella ha ricevuto alcune informazioni, che però considera poco chiare: sarebbero state riscontrate ecchimosi al volto, ci sarebbe un polmone compromesso, e così anche un rene, tanto da rendere necessaria la dialisi. Notizie che, però, al momento non sono confermate né smentite dalla direzione sanitaria, che sta aspettando il via libera dal magistrato per diramare il bollettino medico.
La sorella di Bartolomeo staziona da più di una settimana sotto l'ospedale, ma senza successo: non le fanno vedere il fratello. Dopo giorni di vana attesa, si è rivolta a Pietro Ioia, militante storico per i diritti dei detenuti e presidente dell'associazione degli ex detenuti napoletani: “Non è possibile che un uomo, che finisce nelle mani dello Stato, si riduca così – tuona Ioia – Vogliamo sapere cosa è successo”. Luigi Bartolomeo era sano, giura Paola: “Ha avuto problemi di tossicodipendenza in passato, ma è da tanto tempo che non fa più uso di sostanze”. Poi incalza: “Io credo che sia stato picchiato da qualcuno. Ho paura, non voglio altri casi Cucchi”. Il mistero è fitto sulle ultime ore dell'uomo. Una sola cosa è certa: fa impressione pensare a una persona che può ingaggiare una colluttazione, entra in carcere e una manciata di ore dopo è in coma, in un reparto di rianimazione. Il nodo è tutto lì: capire cosa sia successo a Bartolomeo in quella manciata di ore.