Mamma Biagina si laurea per capire suo figlio Francesco, che ha la sindrome di Asperger
Quando la Commissione proclama Biagina Grippo Dottoressa in Scienze dell'educazione e della formazione, ad attenderla in prima fila c'è Francesco, suo figlio. È lui a poggiare la corona d'alloro sul capo della madre, ed è sempre lui il motivo per cui comincia questa storia. Francesco infatti ha la sindrome di Asperger, uno dei disturbi dello spettro autistico, che tra le sue caratteristiche principali ha la carenza, seppur tendenziale, di empatia cognitiva. Una descrizione non può tuttavia definire la vita di un individuo, Biagina lo sa bene. La diagnosi per lei e la sua famiglia è arrivata tardi, quando Francesco aveva 11 anni. Mentre festeggia la laurea di sua madre ne ha 15 e forse non si rende conto di essere stato la molla di una piccola rivoluzione.
Sua madre, infatti, ha deciso di studiare per comprendere il mondo del figlio, non per cambiarlo o semplicemente curarlo. È qualcosa di più faticoso, perché la strada che ha scelto si chiama laurea e Biagina l'ha scelta quando ha già superato i 40 anni. «Ho deciso di intraprendere questo percorso di studi, spiega Biagina, per comprendere bene la sindrome di Asperger, per comprendere quelle che erano caratteristiche che io non conoscevo e non sapevo comunque come affrontare. Il punto fondamentale è proprio questo: Un genitore, continua la neo dottoressa, molto spesso non sa come comportarsi». Racconta che molti padri e molte madri si sentono colpevoli, perché non sanno affrontare questa patologia e ripensando al passato credono di aver commesso degli errori.
La sua tesi di laurea è totalmente incentrata su Francesco, sull'esperienza di questi 15 anni di vita e soprattutto su una serie di luoghi comuni, spesso non veri. «Si accetta la condizione del proprio figlio, un genitore ama infinitamente il proprio figlio. Quello di cui si ha paura è lo stigma della società e quello che ho voluto far vedere, erano i pregiudizi che molto spesso si hanno nei confronti dei bambini con autismo». La tesi di laurea al suo interno custodisce diverse foto di Biagina e Francesco nelle varie fasi della crescita, in quella liturgia comune a tutti i bambini, come giocare con una palla o con un gatto, ma che assumono significati diversi in questo caso. Dopo l'indice, c'è forse la parte più importante, racchiusa in un'unica frase che non appartiene a Biagina o a qualche illustre studioso, ma a Francesco: "Non so cosa farò da grande. O il medico perché voglio aiutare le persone, o l'ingegnere come il mio papà, oppure il cameriere perché mi piace portare i pasti a tavola. Però farò il geometra". Una frase pronunciata quando aveva dieci anni, spiega la madre. «Era piccolino, rispondeva alla domanda "cosa vuoi fare da grande". Lui ha specificato voglio aiutare gli altri, spiega Biagina. Questo caratterizza il fatto empatico, il fatto che lui voglia aiutare il prossimo, anche se a volte sembra distante, anche se a volte sembra che non sia affettuoso invece lo è in un modo diverso, infatti gli autistici non sono diversi, pensano in modo diverso. Questo è il primo passo, cominciare a comprendere e a capirli per poter aiutare loro, ma, conclude, aiutare nello stesso tempo anche noi stessi».