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Mancano pochi metri di tubature, rischio crisi idrica per 400mila napoletani

La Gori dovrebbe dismettere alcuni pozzi da cui attinge acqua con alte concentrazioni di fluoruri, ma non può farlo: la Regione Campania non riesce a terminare il nuovo sistema di adduzione nella zona sud della provincia di Napoli. Motivo: la presenza di cavi sotterranei dell’alta velocità ferroviaria. Una grave crisi idrica potrebbe dunque colpire 400mila abitanti della provincia di Napoli.
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Una “grave crisi idrica” potrebbe colpire 400mila abitanti della provincia di Napoli a causa dei mancati lavori di adeguamento alla rete acquedottistica da parte della Regione Campania. È quanto emerge da una comunicazione ufficiale inviata alla struttura tecnica di missione della programmazione e gestione delle risorse idriche della Regione Campania ed all’Ente d’Ambito Sarnese – Vesuviano dalla Gori Spa, soggetto gestore dell’erogazione idrica nella zona a sud di Napoli.

Gori denuncia di essere costretta di utilizzare, per coprire il fabbisogno d’acqua di famiglie ed aziende, acqua prelevata da alcuni pozzi la cui acqua sforerebbe i parametri di sicurezza, come rilevato dall’Arpac in alcune occasioni. In particolare, l’acqua dei pozzi vesuviani vede alte concentrazioni di fluoruri, notoriamente dovuta “alla natura vulcanica del sottosuolo”. I pozzi vesuviani dovrebbero essere dismessi “in occasione dell’entrata in esercizio di un nuovo adduttore, attualmente in costruzione da parte della Regione Campania.”  Come dimostrano numerose indagini scientifiche, l’assunzione in eccesso di fluoruri è dannoso per la salute umana, in quanto si il fluoro si accumula nelle ossa, causando, a lungo andare, osteoporosi e problemi ai denti.

“La mancata messa in esercizio del nuovo sistema di adduzione, unitamente alla limitazione di utilizzo dei pozzi dell’area vesuviana, comporterebbe infatti una grave crisi idrica sui comuni dell’area vesuviana, con il relativo coinvolgimento di circa 400mila abitanti” metteva nero su bianco la Gori nell’aprile del 2015. Da allora nulla, o quasi, sembra essersi mosso. Il problema riguarda, in particolare, pozzi situati ad Ercolano, San Giorgio a Cremano e Pollena Trocchia, in quanto necessario “per integrare le minori portate addotte presso le due centrali acquedottistiche” di Cercola e Boscotrecase. Tuttavia, otto mesi fa l’Asl Napoli 3 Sud ha richiesto il non utilizzo dei pozzi di Ercolano “per le note problematiche qualitative di tali risorse”, rendendo “improcrastinabile l’adeguamento delle forniture regionali”. Otto mesi dopo, non è cambiato nulla.

Eppure la Regione Campania ha speso svariati milioni di euro per la costruzione di nuove tubature che consentano l’approvvigionamento dalla centrale di Cercola, che, però, non sono state ancora portate a conclusione. “Mancano poche decine di metri, da mesi ormai. – spiega un alto dirigente della Gori – Il problema è che le condutture dovrebbero intersecare i cavi sotterranei dell’alta velocità ferroviaria e questo crea difficoltà. Di conseguenza, è tutto bloccato e noi siamo costretti a prendere acqua dai pozzi che dovremmo dismettere.”

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