Manie e vezzi dei boss: “La casa? La voglio come quella del Grande Fratello”
Il denaro e il potere di cui si sentono investiti i capi delle cosche camorristiche generano spesso patologiche manie di grandezza nei boss. Spesso ridotti a vivere latitanti in due metri quadrati, sul fondo di una botola o in un casale di campagna, come veri e propri prigionieri, i padrini non rinunciano ai trofei: quadri con pittoreschi ritratti, animali esotici, auto da corsa e infine, ville faraoniche da far impallidire imprenditori milionari e star del cinema, anche se arredate con gusto, non esattamente ineccepibile. Tra stucchi barocchi, maestose fontane e imponenti costruzioni, lo stile, i miti inseguiti dai sanguinari capi sono spesso sorprendentemente naif.
Vincenzo Lo Russo, detto "’O signore" voleva la sua dimora identica alla famosa "casa" del Grande Fratello. Il disegno, l'arredo e le dimensioni dovevano rispecchiare quelli della struttura che ospitava i concorrenti del famoso realty show. È quanto riferisce Antonio Occurso ex affiliato del clan Vanella Grassi, recentemente diventato collaboratore di giustizia. Proprio l'ex spacciatore, capo dei "girati" di Secondigliano, interrogato dagli investigatori ha riferito il particolare riguardo alla casa di Vincenzo Lo Russo, detto "‘O Signore" erede del boss Giuseppe Lo Russo, al momento detenuto e capo del clan omonimo detto dei "Capitoni". "Ha una casa a Miano abbastanza famosa" ha spiegato Accurso agli inquirenti, come riporta "Il Mattino". "Se l’è fatta fare tipo quella del grande fratello, con la piscina all’esterno, la palestra all’interno, il ring per gli incontri di boxe. A Miano lo sanno tutti".