Maria, mamma di 4 bimbi, malata di sclerosi e paralizzata: “Vergogna, 20 giorni per un tampone”
Venti giorni in attesa del tampone, ora ne dovrà aspettare altri cinque per sapere se è positiva o meno. E per sapere, di conseguenza, se potrà cominciare la terapia per la sclerosi multipla, prima che il rischio di perdere l'uso delle gambe diventi concreto. Ha fatto un passo in avanti, ma è ancora in salita la vicenda di Maria Fardella, giovane napoletana di 28 anni, mamma di 4 figli, che da più di due settimane ha cercato inutilmente di essere sottoposta al tampone per accertare il contagio da Covid-19. Ci è riuscita solo oggi, grazie a Tina Grassini dell'associazione "Parla con me", che dopo aver visto un appello su Facebook l'ha contattata e ha lottato al suo fianco. Il tampone le è stato fatto nel primo pomeriggio di oggi, 15 aprile, e adesso è partito il conto alla rovescia per conoscere il risultato: le hanno detto che passeranno 5 giorni.
La disavventura di Maria Fardella comincia a metà marzo, quando la temperatura le sale improvvisamente e passa diversi giorni con la febbre molto alta e la tosse. Può essere una semplice influenza, ma quei sintomi sono anche comuni nei contagiati da coronavirus. Dopo quasi due settimane la temperatura scende. Passa qualche giorno e le si paralizzano le gambe. Non un sintomo da Covid, ma una spia che le "placche" della sclerosi multipla si sono riattivate, e che si deve subito cominciare con la terapia per tenerle sotto controllo.
"Ho contattato il mio medico curante – racconta Maria a Fanpage.it – e lui ha fatto richiesta di tampone il 28 marzo. Ho chiamato il neurologo e anche lui ha detto che il test si doveva fare subito viste le mie condizioni di salute. Dopo quella richiesta nessuno mi ha ascoltato. Qualche giorno dopo, il 2 aprile, le gambe mi si sono paralizzate. Senza quel risultato non posso iniziare le cure, il cortisone rischierebbe di uccidermi. Ma senza le terapie rischio di perdere l'uso delle gambe. Ci sono diverse forme di sclerosi multipla, la mia è remittente recidivante. Quando le placche si "accedono" io le posso "spegnere", ma devo farlo entro 48 ore, devo subito cominciare la cura. Altrimenti resto paralizzata. A 28 anni, con quattro bambini".
"Mi auguro che episodi del genere non si verifichino più – aggiunge Tina Grassini – in un momento così critico per la sanità, una donna che sta soffrendo e che ha un bisogno così imminente di un tampone deve essere seguita urgentemente. Le cose non si possono ottenere soltanto facendo rumore: abbiamo una persona che ha bisogno della sanità, e la sanità deve rispondere. Noi non abbandoneremo Maria, perché anche il risultato del tampone deve essere veloce: sta rischiano la mobilità delle gambe, non può aspettare più tempo".