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Mario e Annamaria, la doppia vita di imprenditore e moglie appassionata di politica

La famiglia Di Leva, al centro dell’inchiesta su armi e terrorismo partita dal piccolo centro di San Giorgio a Cremano. Mario è noto sul territorio del comune vesuviano per la costruzione di appartamenti, in una vicenda che aveva lasciato negli anni strascichi polemici. La moglie Annamaria, invece, aveva aderito a partiti negli anni ed era stata anche assessore. Il figlio Luca è ufficialmente un commerciante impegnato in import-export di vestiario mediorientale.
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Arresti per terrorismo a San Giorgio a Cremano

Che Mario Di Leva ed Annamaria Fontana fossero personaggi molto noti e poco benvoluti a San Giorgio a Cremano è reso evidente dalle urla delle centinaia di persone che hanno atteso per ore fuori la loro abitazione di piazza Tanucci per urlare insulti irripetibili. "L’ingegnere e l’assessore", così erano noti i due in città. Mario era particolarmente noto per aver curato la creazione di una cooperativa che, negli anni Settanta, aveva venduto case a decine di persone, creando anche parecchi malumori; Annamaria, invece, aveva la passione per la politica ed è conosciuta in città soprattutto per essere transitata per parecchi partiti nel corso degli anni. Entrambi, però, negli ultimi anni si erano visti molto poco in giro per la città: l'inchiesta della magistratura ha finalmente svelato il perché.

Annamaria Fontana, ricordano oggi negli ambienti politici sangiorgesi, era nota soprattutto perché sarebbe stata solita girare con un registratore sempre acceso e, nel corso degli anni, chi parlava con lei stava sempre più attento a misurare le parole. Negli anni Ottanta divenne consigliere comunale per il Partito Comunista, poi trasmigrò nel Psdi, grazie al quale, nel 1991, fu nominata assessore al personale in una giunta a trazione democristiana. Non rieletta nel 1993, provò a rientrare in politica prima attraverso i Verdi (era nel gruppo dell’ex consigliere regionale Roberto Conte) e poi promuovendo una lista civica, ma con scarso successo.

Aveva la denuncia facile: alcuni politici parecchio in vista negli anni Ottanta erano finiti in galera proprio a causa delle sue dichiarazioni. Negli anni Novanta fu al centro di una vera e propria spy story che coinvolse i servizi segreti italiani, al punto che il Corriere della Sera le appioppò il nomignolo di "dama nera". Nota curiosa: ad indagare su di lei è il magistrato della Dda Catello Maresca, anch'egli sangiorgese, che fu consigliere comunale a San Giorgio a Cremano quando la parabola di Annamaria si era già eclissata, a partire dal 1993 e per pochi anni, prima di vincere il concorso in magistratura.

I due hanno tre figli, due maschi ed una femmina. Il più piccolo, Luca Di Leva, è indagato in quanto ritenuto dagli investigatori pienamente a conoscenza dell’attività illecita compiuta dai genitori. A San Giorgio a Cremano la notizia degli arresti è stata accolta senza particolare clamore. Molti sapevano che quelle due persone, che spesso stavano fuori dall’Italia e che non avevano particolari problemi di denaro, erano impegnati in affari commerciali in nazioni straniere, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare cose come quelle ipotizzate dalla Procura, ovvero che trattasserro la vendita di armi in Paesi in guerra.

Alla conversione all’Islam dei due, a quanto si apprende in paese, pochi avevano realmente creduto. I coniugi sono stati visti spesso nel ristorante arabo che si trova proprio sotto casa loro. Attività del cui edificio sono ancora proprietari, anche se, quattro mesi fa, il figlio Luca ha venduto tutte le sue quote da socio “visto che molto spesso è fuori zona” spiega il nuovo proprietario. Luca, che viene descritto come un appassionato di armi, ufficialmente è un commerciante, impegnato nell’import export di vestiario, in particolare quello mediorientale, e di costumi per la danza del ventre. La verità sulla vita dei componenti della famiglia Di Leva, però, sarà chiarita nel corso di questo procedimento appena iniziato.

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