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Covid 19

Mascherine anti-virus realizzate in uno scantinato tra sporco e batteri

Oltre undicimila mascherine in stoffa, inutili per il coronavirus e potenzialmente pericolose per la salute, prodotte abusivamente a Scisciano, nel Napoletano. Nei guai una imprenditrice incensurata del posto. Le mascherine avevano anche il marchio di controllo CEE, pur non essendo mai stato conseguito.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Un fiume di mascherine, pronte ad essere vendute pur senza alcuna certificazione valida di conformità. Nell'era della pandemia da SARS-CoV-2, sembra essere diventato un nuovo business particolarmente lucroso quello della compravendita di dispositivi di protezione individuale che, tuttavia, vengono spesso realizzati abusivamente o addirittura in scantinati sporchi e senza alcuna garanzia che possano davvero proteggere la propria salute.

L'ultima scoperta in ordine di tempo arriva da Scisciano, comune del Nolano, dove è stata scoperta una vera e propria fabbrica abusiva con già undicimila mascherine realizzate. Nei guai ora una donna del posto, che deve rispondere di frode nell'esercizio di commercio e contraffazione: si tratta di una imprenditrice incensurata di 44 anni. La scoperta è stata fatta dai carabinieri di San Vitaliano assieme alla Forestale di Marigliano e del Nas di Napoli. La donna denunciata, titolare di una ditta tessile del posto, ha fabbricato all'interno dello stabile oltre undicimila mascherina in stoffa, tutte prive delle autorizzazioni medico-sanitarie e, sostanzialmente, inutili per difendersi dal coronavirus. Su tutti i prodotti, era stato applicato anche il marchio di controllo CEE, pur non avendolo mai conseguito e dunque senza alcuna autorizzazione legittima ad apporlo. Mascherine che, spiegano i militari dell'Arma, erano destinate al mercato nazionale e che sono perfino potenzialmente pericolose per la salute, vista la loro inutilità nel proteggere gli individui. Anche le attrezzature per la produzione delle mascherine stesse sono state poste sotto sequestro.

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