video suggerito
video suggerito

Maschio Angioino di Napoli, alla scoperta del Castello e dei suoi segreti

Il Maschio Angioino è uno dei castelli di Napoli. Vale la pena visitarlo per godere dello spettacolare paesaggio sulle torri e per conoscere la sua lunga e incredibile storia. Quanto costa vedere il Castel Nuovo? E chi è esentato dal pagamento del biglietto? Ecco tutte le informazioni utili per visitare il “maschio” più famoso della città.
A cura di Redazione Napoli
3.744 CONDIVISIONI

NAPOLI  – Il Maschio Angioino, il cui nome ufficiale è Castel Nuovo, si trova a Piazza Castello, che è adiacente all’importante Piazza Municipio. Il suo profilo, cadenzato dalle cinque torri cilindriche, rappresenta uno dei simboli più noti di Napoli. Il Castel Nuovo è stato costruito tra il 1279 e il 1282 per ordine di Carlo I d’Angiò, che riteneva inadatti Castel dell’Ovo e Castel capuano alla difesa di Napoli.

Si chiama “Maschio angioino” perché “mastio o maschio designava le torri principali dei castelli, mentre l’aggettivo ne indica la provenienza storica e dinastica. Con il passare degli anni, i napoletani hanno gradualmente mostrato di preferire il nome non ufficiale, sia perché di “nuovo” non potevasi più parlare, sia perché dev’essere venuto spontaneo premiare l’imponenza di questa costruzione qualificandola come “maschia”.

Come arrivare
Orari e prezzo
Cosa vedere
Storia

Il Maschio angioino di sera (@wikipedia).
Il Maschio angioino di sera (@wikipedia).

Come arrivare al Maschio Angioino: metro, funicolare, auto e bus

Arrivare al Maschio angioino è davvero facile grazie alla fermata Municipio della Linea 1 della metropolitana (la cosiddetta "collinare"). In questo modo si può arrivare nel nostro luogo di interesse direttamente da Piazza Garibaldi. Dal quartiere Vomero, benché vi passi anche la collinare, conviene di solito prendere la Funicolare centrale e scendere al capolinea del Teatro augusteo (300 metri circa all'ingresso del castello). Guardando l'arco di trionfo, sulla destra si sviluppa un'area parcheggio all'aperto che poi termina a via Acton: trovare posto può non essere facile, ma nei giorni feriali qui potreste trovare un parcheggio pagando semplicemente la sosta sulle strisce blu. Presso il parcheggio del Maschio angioino passa anche il City Sightseeing di Napoli, l'autobus turistico a due piani che attraversa le principali città del mondo. A proposito di autobus, i pullman che arrivano nei pressi del castello sono C25 ed R2 (alla fermata Piazza Municipio/Maschio angioino), 151, 154 su via Acton da ambo i lati, mentre l'Alibus solo andando verso la galleria Vittoria.

Se si viene in aliscafo o traghetto da un'isola del Golfo o dalle costiere, si tenga presente che il Maschio angioino è nel quartiere Porto ed è molto vicino al Molo Beverello (che tra l'altro prende il nome dall'omonima Torre di Beverello del castello): basta attraversare via Acton ed ecco che ci si trova a pochi passi dall'ingresso della fortezza.

Il porto visto da una finestra della Torre Beverello del Castel nuovo.
Il porto visto da una finestra della Torre Beverello del Castel nuovo.

Orario di apertura e prezzo del biglietto per il Castel nuovo

Il Castel nuovo e il Museo civico è aperto dalle 9 alle 19.00, ma l'ingresso è consentito fino ad un'ora prima della chiusura. Decisamente non aiuta alla sua popolarità e conoscenza il giorno di chiusura, che è domenica. L'accesso al museo, che include anche la visita alla Cappella palatina, ha un prezzo di 6 euro per il biglietto intero, 3 euro per i possessori di Artecard Campania e gratis per le seguenti categorie di visitatori:

  • al di sotto dei 18 anni e sopra i 65,
  • giornalisti pubblicisti o professionisti,
  • docenti di storia dell'arte,
  • dipendenti del ministero dei beni culturali,
  • Docenti e studenti delle facoltà di Architettura, Conservazione dei Beni Cultura, scienze della lettere o materie letterario con indirizzo storico-artistico.

Il ticket si acquista presso la biglietteria all'ingresso del castello, il cui numero di telefono è 081.7957722, mentre la segreteria è 081.7957713.

Affittare le sale del Maschio angioino

Come ricordato nella Sala della loggia si celebrano i matrimoni civili, ma è possibile chiederne la concessione anche per altri usi, così come per la terrazza a cui dà accesso la stessa sala. La stessa possibilità è prevista per l'Antisala dei baroni, la Sala dei baroni, Sala Gemito, Sala Campanella e Sala Italia. I prezzi sono stabiliti dalla Delibera del Comune di Napoli n. 32 del 6 agosto 2015. Qui i moduli per richiedere la concessione.

Visitare il Maschio Angioino: cosa vedere

Cupola della Sala dei baroni del Maschio angioino.
Cupola della Sala dei baroni del Maschio angioino.

All'ingresso, tra la Torre di di mezzo (a sinistra) e quella di guardia (a destra) il visitatore può apprezzare l'arco di trionfo in marmo voluto da Alfonso d'Argona e costruito da Francesco Laurana. L'opera, ispirata agli archi di trionfo romani e uno dei più importanti capolavori del Rinascimento napoletano, celebra l'ingresso del re aragonese a Napoli (come evidenziata dalla raffigurazione del monarca a cavallo nella parte superiore dell'arco). Temperanza, Giustizia, Fortezza e Magnanimità sono le virtù rappresentate nell'attico superiore.

Attraversato l'arco si accede al cortile interno dove affaccia l'unico elemento angioino superstite al terremoto del 1456 e all'opera di ristrutturazione degli aragonesi: la Cappella palatina in stile prevalentemente gotico e con affreschi di Giotto e Masi di Bianco. All'esterno si nota il rosone che ha sostituito quello angioino e un portale rinascimentale curato da Andrea dell'Aquila e, come per l'arco di trionfo, da Francesco Laurana. Dalla cappella si poteva accedere, attraverso una scala a chiocciola, alla Sala dei baroni, così chiamata perché ospitò l'epilogo della congiura dei baroni. Questa stanza, che in origine era la sala del trono voluta da Roberto D'Angiò, è stata abbellita, tra gli altri, da Giotto. Oggi ospita convegni.

Nella Sala dell'armeria si possono osservare oggi, grazie ad una pavimentazione trasparente, i reperti archeologici risalenti al I secolo a.C. e al V. Nella seconda metà del XVI secolo, durante il periodo del vicereame spagnolo, fu costruita la Cappella delle anime del purgatorio, un luogo che stupisce soprattutto per la ricchezza delle decorazioni, in perfetto stile barocco. Qui i condannati a morte potevano chiedere i sacramenti prima dell'esecuzione e vi riposa anche il fratello di Masaniello che, in quanto rivoltoso, subì la pena capitale. Dalla Sala Carlo V si può arrivare alla Cappella di San Francesco di Paola, risalente al XV secolo e in stile barocco.

La Sala della loggia è lo spazio probabilmente più noto ai napoletani, poiché è la stanza che solitamente ospita i matrimoni civili. Si trova di fronte all'arco d'ingresso e offre una magnifica vista sul Golfo di Napoli grazie alla terrazza adiacente che, attraversata, riconduce la coppia sul cortile interno.

Nei sotterranei al visitatore viene restituita l'immagine del castello non solo in quanto sede del re, ma anche in quanto edificio "truce" avente funzione militare. È sotto al livello del mare che troviamo la fossa del miglio, detta anche del coccodrillo poiché, oltre alla funzione di immagazzinamento, fungeva da prigione per i condannati a pene più severe. La sparizione dei prigionieri rivelò la presenza di un grande rettile che penetrava attraverso il fossato e divorava i condannati. Inizialmente le autorità pensarono bene di raddoppiare la vigilanza, temendo che i prigionieri fossero scappati. Quando invece scoprirono il coccodrillo… lo lasciarono lì e lo utilizzarono come strumento di morte contro coloro che dovevano "scomparire" senza la messinscena del patibolo. Successivamente il rettile venne ucciso facendogli divorare una coscia di cavallo avvelenata. La carcassa impagliata  venne esposta all'ingresso della fortezza. Nei sotterranei troviamo anche la Fossa dei baroni: se nella Sala dei baroni i nobili oppositori al potere regale vennero arrestati, è qui che alcuni di loro trovano la morte. Le quattro bare presenti ancora oggi testimoniano l'esito della congiura.

Al primo piano, accessibile alla destra della Sala della loggia, ci sono le scale che portano al primo piano del museo civico del Castel nuovo. dove è possibile ammirare opere del Quattrocento di, tra gli altri, Pacecco De Rosa, Bernardo Cavallino, Francesco Solimena e Fabrizio Santafede.

Storia del Maschio Angioino

Angioini

La  Battaglia di Tagliacozzo del 23 agosto 1268 segna la chiusura dell’era normanna e l’inizio di quella angioina. Insediatosi a Napoli, Carlo I d’Angiò considera inefficiente il sistema difensivo costiero affidato al Castel dell’Ovo e a Castel Capuano e affida la costruzione di un Chastiau neuf, di un “Castello nuovo”, all’architetto Pierre de Chaulnes. La costruzione inizia nel 1279 e termina dopo soli tre anni. Il regnante angioino stabilisce nella nuova fortezza la residenza della famiglia reale e della corte, anche se in realtà il Castel Nuovo dovrà attendere l’erede di Carlo I, ossia Carlo II lo Zoppo, per poter ospitare stabilmente il re. Chi oggi ha la fortuna di visitare il Castello di Angers, nella Contea di Angiò nel dipartimento del Maine e della Lorena in Francia, non potrà fare a meno di notare quanto questa fortezza somigli al Maschio Angioino. Non si tratta solo di impressioni, poiché Carlo I indicò proprio il castello di “casa” come esempio da seguire per la città di Napoli.

Morto Carlo I nel 1285, gli succedette Carlo II lo Zoppo, che fu il primo regnante a trasferirsi stabilmente nel castello. Il nuovo re fece abbellire la sua residenza, che divenna il teatro della singolare abdicazione di Papa Celestino V. Allo sviluppo del Maschio Angioino contribuì anche il successivo re, Roberto il Saggio, che contribuì alla crescita del castello non soltanto facendolo ampliare, ma – grazie al mecenatismo del monarca angioino – rendendolo anche centro culturale capace di attrarre personalità del calibro di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. E’ in questi anni che le pareti del castello vengono impreziosite dal lavoro di Pietro Cavallini, Montano d'Arezzo e Giotto, che nel 1332 affrescò la Cappella Palatina (detta anche “di Santa Barbara”) con le Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento.

E’ con il regno di Giovanna I che il castello riceve il battesimo del fuoco. La regina angioina, una delle prime regnanti di sesso femminile, sale al trono di Napoli all’età di sedici anni. Il marito, Andrea d'Angiò, cugino della regina e figlio di re Carlo Roberto d'Ungheria, venne escluso dall’eredità del regno per volontà della stessa regina, grazie al beneplacito di Papa Clemente VI. Quando le pressioni di Elisabetta d’Austria, madre del defraudato Andrea d’Angiò, sembrava stessero per capovolgere la decisione del Papa, la successione al trono venne risolta con la violenza. Il 18 settembre 1345 Andrea fu vittima della congiura dei nobili napoletani, che lo strangolarono e gettarono il corpo dalla finestra del castello di Aversa. E’ possibile, se non probabile, che la regina abbia avuto un ruolo attivo nella congiura. Un’ipotesi data per certa da Luigi I il Grande, re d'Ungheria e padre di Andrea che per vendicare il figlio attacco il Castel Nuovo nel 1347. La regina ripara in Francia, mentre le truppe di Luigi I saccheggiano la fortezza. Durante la seconda spedizione del re di Ungheria contro Napoli il castello, dove la regina aveva trovato rifugio, resistette agli assalti. La regina fu giudicata innocente dal papa, che tuttavia ebbe modo di inserire nelle sue valutazioni il gentile dono di Avignone alla Chiesa. La regnante verrà uccisa trent'anni dopo, quando, prigioniera nella fortezza di Muro Lucano, sarà "giustiziata" dai sicari di Carlo di Durazzo.

L'ultimo regnante angioino è un'altra regina: Giovanna II, che la storiografia ha dipinto come una donna dissoluta e crudele. Secondo le leggende popolari, Giovanna II ospitava ogni notte nel castello un giovane popolano che poi, per tutelare il proprio buon nome, avrebbe destinato ad un pozzo abitato da mostri marini o coccodrilli provenienti dall'Africa attraverso i sotterranei del Maschio angioino.

Aragonesi e vicereame spagnolo

Con Alfonso d'Aragona comincia nel 1443 l'epoca aragonese a Napoli. Il re influisce sulla vita del Castel nuovo in due modi: da un lato ordina la ristrutturazione degli edifici, dall'altro promuove lo sviluppo della sede del re come centro culturale. Guillem Sagrera fu l'architetto aragonese a cui venne affidato l'incarico di coordinare i lavori di ristrutturazione. Le preesistenti quattro torri a pianta quadrata divennero cinque e – soprattutto – vennero ripensate su pianta rotonda ritenuta più idonea a resistere alle palle di cannone. All'efficientamento militare vennero affiancati lavori di abbellimento, come l'arco trionfale di Laurana. Il Maschio angioino è anche il luogo in cui si chiude la Congiura dei baroni: nel 1486 i nobili vennero invitati nella Sala dei baroni per festeggiare le nozze del nipote di Ferdinando I d'Aragona (Ferrante), figlio di Alfonso. La cerimonia fu però un pretesto: le porte vennero chiuse e in congiurati arrestati. Alcuni di loro vennero giustiziati e le quattro bare presenti nei sotterranei custodiscono probabilmente alcune vittime della giustizia aragonese.

Il Castel nuovo viene poi violato da Carlo VIII, che entra nella fortezza e la saccheggia nel 1494. Con la morte di Ferdinando II e Federico I d'Aragona si chiude l'esperienza aragonese di Napoli. Inizia il vicereame spagnolo. In quanto provincia del Regno di Spagna il castello perse il suo ruolo di sede regale, sebbene ospitasse i re di Spagna a Napoli e, nel 1535, l'imperatore Carlo V. Nel 1647, quando la rivoluzione guidata da Masaniello chiedeva il sangue del viceré Rodrigo Ponce de León, questi riparò prima nel Castel dell'Ovo e poi nel Castel nuovo.

Borbone

Nel 1734 sale al trono di Napoli Carlo di Borbone, che dispose una nuova ricostruzione. Nonostante i lavori di rinnovamento, il Castel nuovo non sarà più dimora del re, poiché andranno a svolgere questo ruolo regge aventi solo scopo residenziale e non più militare, in primis il Palazzo reale a Piazza Plebiscito, la Reggia di Caserta e quella di Capodimonte. Nel 1799 nacque e morì la Repubblica partenopea e anche il Maschio angioino fu interessato dal conflitto civile, venendo occupato – come le altre fortezze – dagli insorti. Ferdinando I fece ristrutturare ancora il castello nel 1823 e fece collocare l'arsenale di artiglieria e l'officio pirotecnico (trasferito poi a Torre Annunziata nel 1837). Fu in questo periodo che l'area intorno al castello fu progressivamente occupata da edifici e capannoni.

Regno d'Italia

Nel 1921, un anno prima dell'avvento del fascismo, vennero presentati i piani per la ristrutturazione del castello da parte di Pietro Municchi, assessore al decoro urbano. Fu però a partire dal '23 che iniziarono lavoro che si conclusero solo con l'approssimarsi della guerra nel 1939. La visuale del castello venne ripulita da edifici fatiscenti, vennero realizzati ampi spazi e giardini intorno alla fortezza.

Maschio angioino fotografato il 25 aprile 1961(@Fox Photos/Getty Images).
Maschio angioino fotografato il 25 aprile 1961(@Fox Photos/Getty Images).
3.744 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views