Massacro di Avellino, si aggrava il bilancio delle vittime: morto anche Gianmarco Gimmelli
![Gianmarco Gimmelli. [Foto / Facebook]](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/4/2018/11/gianmarco-gimmelli.jpg)
Non ce l'ha fatta Gianmarco Gimmelli, il trentaduenne che da due settimane era ricoverato all'Ospedale di Avellino, accusato di aver ucciso Claudio Zaccaria, il venticinquenne di Mercogliano, ed aver gravemente ferito la ragazza di quest'ultimo, di soli diciotto anni, prima di tentare il suicidio tagliandosi i polsi e lanciandosi nel vuoto dalla finestra dell'appartamento di via Fosso Santa Lucia, nel centro di Avellino.
Il "massacro" di Avellino, dunque, allunga il suo grave bilancio di vittime. Non è una grande metropoli, il capoluogo irpino, poco abituata (fortunatamente) a finire sulle cronache nazionale per questo genere di episodi. Tanto che ha lasciato un profondo sgomento tra i residenti la vicenda dello scorso 15 novembre, con le cause del massacro tutt'ora da chiarire, e sul quale a questo punto sarà fondamentale la speranza della giovane, unica sopravvissuta e tutt'ora con gravi ferite.
Gimmelli è morto alle 7.30 di oggi, mercoledì 28 novembre, nel reparto rianimazione dell'ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino, e con lui si è portato anche i motivi di un massacro al momento inspiegabile. Gimmelli non ha mai ripresto conoscenza: troppo gravi le ferite e le lesioni subite nel volo di sette metri dalla finestra del suo appartamento, avvenuto sotto gli occhi increduli di forze dell'ordine e vicini di casa. Quel maledetto giovedì 15 novembre aveva già accoltellato mortalmente il suo amico Claudio Zaccaria, poi si era scagliato contro la diciottenne, ferendola in maniera gravissima, ma non letale: qui però si entra nel puro caso, perché la coltellata non le è stata fatale per pochi centimetri, sfiorando l'aorta e lesionandole solo la tiroide e le corde vocali.
Solo questo miracolo ha permesso alla ragazza, sanguinante, di scappare e chiamare aiuto prima di essere portata d'urgenza in ospedale. Poi, il buio: Gimmelli avrebbe tentato prima di tagliarsi le vene, poi di lanciarsi dalla finestra, quando sul posto erano già giunte le forze dell'ordine. Solo la diciottenne può aiutare a dissipare il mistero su cosa possa aver spinto Gimmelli ad aggredire il proprio amico, uccidendolo, per poi sferrare tre coltellate alla gola della giovane, prima di lanciarsi nel vuoto e trovare, dopo tredici giorni di agonia e nonostante i disperati tentativi dei medici, la morte.