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Medici operarono un camorrista ferito, la Cassazione: non fu favoreggiamento

La cassazione ha annullato la condanna a due medici coinvolti in un procedimento per favoreggiamento perché “il fatto non sussiste”. I due camici bianchi operarono a domicilio un camorrista dopo un regolamento di conti, senza refertare o denunciare alle autorità l’accaduto.
A cura di An. Mar.
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"La situazione di illegalità in cui versa il soggetto che necessita di cure, non può costituire ostacolo alla tutela della salute". Così ha parlato la Cassazione annullando, senza rinvio, le condanne per favoreggiamento emesse – in primo grado e confermate dalla Corte di Appello di Napoli – nei confronti di due medici finiti sotto processo per aver assistito a domicilio un camorrista ferito, senza contribuire alle indagini per il suo arresto. Il caso in questione vede coinvolti due medici. Il primo era stato raggiunto dalla richiesta d'aiuto del paziente, ma non essendo competente nel ramo richiesto aveva contattato un collega chirurgo avendo cura di segnalargli, però, che la famiglia del paziente "non era buona".

Secondo la Cassazione, i medici erano consapevoli della situazione di illegalità, ma anche dell'urgenza dell'intervento richiesto ed eseguito senza allertare strutture pubbliche e senza redigere un referto.  A questo proposito la Corte stabilisce che il medico ha la "prerogativa" di omettere il referto "ogni qualvolta dalla sua redazione derivi la possibilità di esporre a procedimento penale la persona alla quale egli ha prestato assistenza": si tratta appunto di questo caso, in cui il paziente non era stato solo vittima nello scontro, ma aveva avuto un ruolo attivo. In questa vicenda infatti non furono i medici a denunciare il paziente bensì questi, arrestato rivelò agli inquirenti l'operazione subita.

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