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Metrò, stazione incustodita mentre l’addetto fa sesso: licenziamento confermato

Confermato dalla Cassazione il licenziamento disciplinare dell’addetto alla sicurezza che si allontanò dal servizio per un “appuntamento galante” nel magazzino della stazione di Salvator Rosa di Napoli.
A cura di An. Mar.
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Confermato il licenziamento per l'addetto alla sicurezza dei passeggeri della metropolitana di Napoli che aveva abbandonato la postazione di lavoro per appartarsi a fare sesso con una ragazza nel magazzino delle pulizie della stazione Salvator Rosa. La Cassazione ha decretato: licenziamento per motivi disciplinari. L'episodio, risale all'11 ottobre 2007.

Luigi N., 31 anni, era stato sorpreso da una utente della metro mentre faceva sesso con una donna all'interno del magazzino della fermata di Salvator Rosa, linea 1, di Napoli, in orario di servizio e, neanche a dirlo, sul posto di lavoro di addetto alla sicurezza. La defezione dell'unico addetto di una fermata, all'epoca, fu seguita subito dal licenziamento in tronco per giusta causa, avvenuto il 30 dello stesso mese. In seguito al provvedimento il lavoratore licenziato si difese appellandosi alla riservatezza del luogo scelto per appartarsi, che però, come dimostrano i fatti, non si è rivelato particolarmente "riservato" se una donna ha potuto sorprenderlo, denunciandolo in loco alle forze dell'ordine. L'addetto alla sicurezza Luigi N., ha provato a difendersi sottolineando anche altre circostanze attenuanti al suo allontanamento dal servizio come "la temporaneità, l'ubicazione del magazzino, il livello di inquadramento, l'assenza di danni, l'assenza di precedenti disciplinari" chiedendo di essere reintegrato al lavoro. Tutto inutile: i supremi giudici, con sentenza 23378, hanno confermato la valutazione della Corte di Appello di Napoli del 2012, che giudicò queste circostanze stimandole non "significative", dal momento che il trentunenne restava comunque "l'unico agente presso l'impianto della stazione Salvator Rosa, con il conseguente dovere di attenzione sotto il profilo della sicurezza degli utenti", vista la "potenzialità lesiva della sua omissione".

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