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Minacce al giornalista Salvatore Minieri: condannati i fratelli Giuseppe e Gaetano Lubrano

I due, che vivono a Pignataro Maggiore dove vive anche il giornalista, lo avevano minacciato nel 2011 intimandogli di non continuare le sue inchieste. Dopo otto anni, i due fratelli, figli del boss Vincenzo, sono stati condannati al termine del processo con rito abbreviato anche a pagare le spese processuali.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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I fratelli Giuseppe e Gaetano Lubrano sono stati condannati, al termine del processo con rito abbreviato, per minacce e violenza privata nei confronti del giornalista Salvatore Minieri. Il primo è stato condannato ad un anno e quattro mesi, il secondo ad un anno con pena sospesa. I due fratelli, di 56 e 38 anni, dovranno anche risarcire i danni alla parte civile e pagare le spese processuali.

Il gip del Tribunale di Napoli Nord ha dunque emesso verdetto di condanna nei confronti dei due fratelli, figli del boss Vincenzo Lubrano, quest'ultimo coinvolto nell'uccisione del sindacalista Franco Imposimato (fratello del magistrato Ferdinando, che indagava sulla banda della Magliana), e nipoti di Gaetano Lubrano senior, che fu tra i mandanti dell'omicidio di Giancarlo Siani. Entrambi i fratelli sono ritenuti essere elementi di spicco del clan Lubrano, e vivono a Pignataro Maggiore, nel casertano, la stessa città del giornalista Salvatore Minieri.

Quest'ultimo denunciò le minacce nel 2011, quando i due fratelli gli intimarono di non proseguire con le sue inchieste giornalistiche che riguardavano l'area per lo sviluppo industriale del comune casertano. Le minacce giunsero al termine del funerale di un suo amico. Sette anni dopo, il Tribunale di Napoli Nord ha infine condannato i due fratelli, figli del ras di Pignataro Maggiore.

"Grazie per i messaggi, gli straordinari attestati di stima e la vicinanza", ha scritto poi lo stesso Minieri su Facebook, "Grazie a ognuno di voi, amici, insostituibili porti di conforto. Concludo un periodo faticosissimo, durato quasi otto anni, con un risultato storico. La condanna per un boss e suo fratello (vivono nel mio stesso paese), scaturita da una mia denuncia diretta. Cosa rarissima nel cammino professionale di un giornalista", ha proseguito poi Minieri, "Ogni spanna di coraggio, ogni duro scalino di ostinazione verso la verità, nasce dell’affetto che mi avete sempre dimostrato. Ringrazio chi mi è stato vicino. Ma ringrazio anche chi ha preferito tacere e voltarsi dall'altra parte perché, come ne “Il Giorno della Civetta” di Sciascia, mi ha fornito il più importante contributo per capire chi è da questa parte e chi dall'altra".

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