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Molestie nella caserma di Savatore Parolisi, condannato istruttore salernitano

Vittime erano le giovani soldatesse che prestavano servizio presso il 235esimo Rav di Ascoli Piceno, dove era in servizio anche Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio di Melania Rea, e dove prestava servizio anche la giovane recluta con cui Parolisi aveva una relazione. G. M. caporal maggiore è stato condannato a 9 anni.
A cura di An. Mar.
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Nove anni per episodi di minacce e violenze nei confronti di giovani reclute. Questa la condanna inflitta dal tribunale militare di Roma al caporal maggiore capo dell'Esercito G. M., 38 anni, originario della provincia di Salerno. La condanna (pena sospesa) è stata inflitta al militare per una serie di vessazioni e molestie, alcune di carattere sessuale, compiute tra il 2008 e il 2010 ai danni di giovani soldatesse, presso il 235esimo Rav di Ascoli Piceno. Si tratta della stessa caserma nota alle cronache per l'omicidio di Melania Rea. Tra gli istruttori c'era infatti anche Salvatore Parolisi, condannato per l'omicidio della moglie. Nella stessa struttura militare servizio anche la giovane donna legata da una relazione al militare. Anche la giovane donna risulta essere tra le reclute molestate, "in nome di un malinteso esercizio dei poteri-doveri di ammaestramento ed indottrinamento propri dell'istruttore". Il caporal maggiore è stato condannato per i reati di "violenza contro inferiore continuata" e "minaccia e ingiuria contro inferiore continuate". Assolto invece per i capi di imputazione di "violata consegna continuata e aggravata". Dopo la sentenza, il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, responsabile delle indagini, si riserva di proporre appello contro la pena inflitta, giudicata non iniqua.

Il caso Melania Rea

Salvatore Parolisi è stato condannato per l'omicidio della giovane moglie Melania Rea, uccisa a coltellate a Civitella del Tronto (Teramo) il 18 aprile del 2011. L'ex caporal maggiore deve scontare una pena (ridotta) a vent'anni di detenzione. L'ex militare, attualmente detenuto nel carcere di Teramo, ha sempre respinto ogni accusa dichiarandosi innocente ed estraneo ai fatti di quella notte. Il movente del delitto è stato identificato dai giudici come passionale. L'uomo avrebbe infierito sulla moglie in seguito ad un litigio. Lo scontro sarebbe stato originato dalle infedeltà del Parolisi. Nota alle cronache nazionali e oggetto di accertamenti da parte degli inquirenti la relazione con una giovane recluta, coinvolta, in quanto vittima, nel caso di molestie che ha visto la condanna del caporal maggiore G. M.

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