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Monte di Procida ricorda la strage della Lucina del 7 luglio 1994

Il 7 luglio 1994 vennero massacrati i membri dell’equipaggio della Lucina al largo dell’Algeria: la metà erano di Monte di Procida. Ancora oggi, il comune montese li ricorda pubblicamente. Il sindaco Pugliese: “Oggi come allora, ci stringiamo alle famiglie ricordando commossi i nostri concittadini”
A cura di Giuseppe Cozzolino
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La nave Lucina
La nave Lucina

Monte di Procida ricorda il ventiseiesimo anniversario della strage della Lucina, una ferita ancora aperta per tutta la comunità. Morirono sette persone, tre delle quali originarie proprio della cittadina di Monte di Procida, a bordo del mercantile che venne preso d'assalto da terroristi armati che non fecero prigionieri. Vennero uccisi anche altre persone, un napoletano di Torre del Greco, un altro di Procida e due siciliani.

"Il Sindaco e l'Amministrazione Comunale a nome dell'intera comunità Montese, oggi come allora, si stringono alle famiglie ricordando commossi in particolare i nostri tre concittadini", fa sapere il comune di Monte di Procida ed il sindaco Giuseppe Pugliese, in una nota ufficiale. La storia di quella strage è ancora oggi oggetto di dibattito, sebbene siano arrivate condanne per i presunti responsabili. La nave Lucina era arrivata al largo di Djendjen, cittadina della costa algerina, con il suo carico di semola da sbarcare. Ma in Algeria la situazione politica del 1994 era complessa, di fatto la nave rimase nelle acque antistanti il porto per un mese in attesa di poter scaricare. A bordo c'erano il comandante Salvatore Scotto di Perta, detto "Luciano" (34 anni), il direttore di macchina Gerardo Esposito (48 anni), il primo ufficiale Antonio Scotto Lavina (49 anni), tutti montesi. Assieme a loro, il secondo ufficiale Antonio Schiano di Cola (40 anni) di Procida, i marinai Domenico Schillaci (24 anni) di Porto Empedocle ed Andrea Maltese (38 anni) di Trapani, assieme al mozzo Gerardo Russo (27 anni) di Torre del Greco.

Dopo un mese in attesa dello sbarco, la notte tra il 6 ed il 7 luglio avvenne il massacro. Ad accorgersi che qualcosa non andava fu la mattina del 7 luglio un portuale algerino, sospettoso perché dalla nave proveniva uno strano silenzio. E così la scoperta: sei dei sette a bordo erano nei loro letti, con la gola squarciata. Un settimo era nel corridoio, anche lui sgozzata. Si salvarono solo due persone dell'equipaggio perché rimaste a Cagliari, dove avevano fatto scalo, in licenza. Uno dei due era Gaetano Giacomina, che risulterà poi essere un agente segreto della struttura Gladio, per anni infiltrato in Algeria e che pochi anni dopo, nel 1998, morirà in un incidente nelle Isole di Capo Verde.

Le indagini delle autorità algerine punteranno subito il dito contro un'organizzazione di estremisti religiosi, sebbene le autorità locali non chiariscono come abbiano potuto passare per un porto sorvegliato giorno e notte dai militari e da lì arrivare alla nave italiana. In pochi giorni vengono subito arrestati alcuni presunti terroristi, uno dei quali, Draa Chabanne, confesserà con il volto tumefatto davanti alle telecamere algerine il loro coinvolgimento. Smentirà tutto tempo dopo, dicendo che le confessioni gli erano state imposte dopo giorni di tortura. Alla fine sarà lui, assieme ad altri imputati, ad essere condannato per la strage di Lucina. Che ancora oggi, a Monte di Procida, viene ricordata tutti gli anni con particolare dolore.

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