Trasfusione di sangue infetto mentre partoriva: morta nel 2013, condannato lo Stato
Lo Stato italiano è stato condannato a risarcire 700mila euro agli eredi di una donna napoletans, morta nel 2013 e che nel 1976 su sottoposta a trasfusioni di sangue infetto durante il parto. La sentenza di condanna verso il Ministero della Salute, è stata emanata dalla VI Sezione Civile del Tribunale di Napoli lo scorso 15 novembre. Ad essere risarciti sono il vedovo della donna ed i figli: per l'ex-marito e la figlia, la somma di risarcimento è di 190mila euro ciascuno, mentre per gli altri due figli di 163.990 euro a testa, per un totale di 700mila euro di risarcimento. La donna aveva ricevuto una trasfusione di sangue nel 1976, quando era ricoverata presso l'Ospedale Loreto Mare e fino al 1995 non aveva mai accusato alcuna sintomatologia. Fin quando, a seguito di esami, è risultata positiva al virus dell'epatite C, poi diventato cirrosi e che ha portato nel 2013 alla morte per uno scompenso ascitico.
Durante il processo, la difesa dello Stato aveva avanzato la richiesta di avvenuta prescrizione: ma il Tribunale di Napoli ha rigettato la richiesta in quanto per il danno da perdita del rapporto parentale il termine di prescrizione è decennale ed iniziata a decorrere dalla data del decesso della persone. Dalle carte presentate, è emerso il nesso causale tra le trasfusioni di sangue, la contrazione della patologia e la morte della donna, con il Ministero della Salute risultato anche responsabile di totale omissione dei necessari controlli in ordine alla sicurezza e tracciabilità del sangue. Da qui, l'accettazione della richiesta di risarcimento degli eredi, che il Tribunale di Napoli ha accolto pochi giorni fa.