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Covid 19

Movida a Napoli, notte di traffico e caos. Colpa di Comune e Regione che litigano

Notte di “ammuina” in tutta Napoli: traffico, caos, assembramenti. Tutto a causa di due istituzioni, Regione Campania e Comune di Napoli, che si fanno la guerra lanciandosi ordinanze come clave e non riescono a trovare una soluzione che coniughi diritto alla normalità con diritto alla salute, applicando la Costituzione.
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Una notte di retromarce, parcheggiatori abusivi, di clacson e "andamento lento" tra Fuorigrotta e il Lungomare di Mergellina, tra corso Vittorio Emanuele e il corso Umberto. Napoli è tornata agli splendidi fasti dell'ammuina che l'hanno resa bella e terribile, di notte e di giorno. Il lockdown, il rischio di assembramenti, il pacchetto di regole che non più di due-tre mesi fa, ci eravamo giurati col terrore dei contagi da Coronavirus – puf – è sparito al calare della notte partenopea, per tre mesi rischiarata solo dai lampeggianti della polizia di pattuglia con autocertificazioni alla mano e ora, invece, profumata di cornetti alla nutella e umida di cocktail a buon mercato.

Chi vive a Mergellina, chi vive in via Aniello Falcone, chi ha preso casa sui baretti di Chiaia ma anche ai Decumani lo sa e può testimoniare: il fiume umano ieri ha rotto gli argini. La voglia di vivere – giustamente – s'è fatta avanti; la politica che dovrebbe stabilire le regole di convivenza per mitigare i rischi da contagio Covid ha fatto cilecca, in Campania.

Sabato abbiamo assistito al litigio tra il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Totò, Peppino e l'ordinanza Covid: lo chiameremmo così. De Luca emana un'ordinanza chiudi-tutto, De Magistris risponde con una apri-tutto: bar, baretti, locali e localini all night long. Già immaginiamo il dialogo fra Totò e il tedesco: «Attento colonnello, io ho carta bianca!», «E ci si pulisca il culo!».

Ma questo non è un film: l'impatto sulla cittadinanza è stato devastante. In assenza di norme certe o meglio, in un quadro complessivo che manchi di chiarezza, i cittadini trovano ragionevoli motivi per fregarsene di ogni disposizione. Il risultato è la nascita di un disinteresse generale per norme che invece, purtroppo, dovranno accompagnarci a lungo con picchi in fasi alterne dell'anno: i contagi d'estate calano, ma il Coronavirus è vivo e lotta insieme (contro) di noi. È necessario limitare alle ore 22 gli alcolici e all'1 di notte chiudere i bar? È giusto invece non farlo? Vexata quaestio: ieri il prefetto di Napoli Marco Valentini ha chiesto agli inquilini di Comune e Regione di non litigare, come un padre stanco ai bimbi discoli, ma si può?

Il costituzionalista Valerio Onida, in un recente libretto scritto per Piemme e incentrato sul complesso di norme anti-Covid partorito da Governo e Regioni scrive:

La tutela del diritto alla salute di tutti e della salute come interesse della collettività, in grado di giustificare anche la compressione di altri diritti – come avviene nell’attuale emergenza –, ha dunque un preciso fondamento costituzionale. Tocca alla legge, e se del caso e nei limiti consentiti ai provvedimenti di urgenza adottati secondo la legge, individuare e attuare in concreto quelle limitazioni ai diritti di libertà che sono necessarie per la tutela degli interessi preminenti, nonché disciplinare gli interventi necessari per tutelare il diritto alla salute di tutti, in condizioni di eguaglianza.

Che bella e che fregatura è la legge: siamo in tutela del diritto alla salute se decidiamo di ‘spegnere' la movida in certi orari? Sì (mozione De Luca). Stiamo però violando le condizioni di uguaglianza dei cittadini, favorendo di fatto coloro che possono godersi le notti nelle loro ville o coloro che possono guadagnare da commercianti poiché gestori di grandi sale? Sì. Tocca capire cos'è sbagliato e nel caso imporre il giusto. Ma tocca sicuramente un passo indietro da parte delle due istituzioni, impegnate a farsi campagna elettorale.

Movida è un termine che usiamo spesso: ai napoletani piacciono gli ispanismi di cui è peraltro ricca la nostra lingua. Ma cosa significa, movida? È quella riscoperta della vita notturna in Spagna negli anni Ottanta, il processo di rinascita culturale dopo la dittatura di Francisco Franco: el Caudillo de España imponeva tra le altre cose coprifuoco e divieti. Forse occorre capire che oggi, in Italia, il dittatore non è la legge, ma un qualcosa di invisibile e infame: un virus. Che dobbiamo temere e parimenti cui non dobbiamo cedere tutta la nostra vita. È così impossibile da capire a Palazzo San Giacomo e a Palazzo Santa Lucia?

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