Napoletani scomparsi in Messico, il nipote: “Liberateli, qualsiasi cosa abbiano fatto non meritano la morte”
"Siamo certi che Raffaele e i miei cugini non possano aver fatto niente per meritarsi la morte, questa prigionia è già una punizione sufficiente". Gino Bergamé, nipote di Raffaele Russo e cugino di Antonio e Vincenzo è convinto che i suoi familiari siano vivi e che vengano tenuti prigionieri in Messico, per un ‘torto' fatto a esponenti della malavita locale. ‘L'onta' per la quale i napoletani, Raffaele Russo (60 anni), suo figlio Antonio (25) e il nipote Vincenzo Cimmino (29), sarebbero reclusi nelle carceri messicane, racconta Gino a Fanpage.it, sarebbe quella di aver venduto un generatore elettrico di produzione cinese, alla persona sbagliate.
Padre, figlio e nipote scompaiono il 31 gennaio 2018 da Tecalitlán, cittadina a 50 minuti da Ciudad Guzmán, nello stato di Jalisco, dove si trovavano per lavoro. È Raffaele – che compra e rivende articoli tra cui anche i generatori elettrici – a fare a affari nell'America del Sud, dove il figlio e il nipote lo avevano raggiunto da pochi giorni. Nulla lasciava presagire che l'uomo fosse in pericolo fino al 31 gennaio, quando va in scena un episodio inquietante. A darne notizia è lo stesso Antonio attraverso dei messaggi audio che invia al fratello Francesco su WhatsApp: "I poliziotti ci hanno fermato mentre facevamo il pieno al distributore, ci hanno detto di seguirli".
Francesco verifica, chiamando al commissariato dove risponde una donna che assicura il ragazzo che i tre sono in loro custodia. Quella è l'ultima notizia che riguarda i tre napoletani, da allora sono ufficialmente scomparsi. Ma come si fa a scomparire da un commissariato messicano? Semplice, per la polizia non ci sono mai stati. Sentiti successivamente i responsabili negheranno questo episodio, facendo montare un caso internazionale. I familiari delle vittime fanno appello ai media affinché l'attenzione sul caso resti alta, ma soprattutto sollevano dubbi sulla polizia messicana, e sospetti che si riassumono in una parola: ‘corruzione'.
Perché, secondo i parenti di Raffaele, Antonio e Vincenzo, a questa storia manca un passaggio. Come si passa – si domandano Gino e gli altri familiari – dalla condizione di custodia in commissariato a quella di ‘scomparso'? Se i tre napoletani sono, come si presume, reclusi in una prigione clandestina messicana e ostaggi della malavita, come ci sono arrivati? Come si passa dalle mani degli agenti a quelli degli sgherri? "Su questo il governo italiano e quello messicano stanno indagando, abbiamo piena fiducia nel lavoro che stanno facendo" dice Gino. Intanto, Napoli ha organizzato una manifestazione in sostegno delle famiglie Cimmino – Russo. L'attenzione in questi casi, come in quelli di tanti altri italiani scomparsi all'estero, si sa: non deve mai calare.