Napoletani scomparsi in Messico: venduti dai poliziotti ai narcos per 43 euro
Quarantatré euro. Questo il "prezzo" pagato dai narcos messicani ai poliziotti per ottenere Raffale Russo, suo figlio Antonio ed il nipote Vincenzo Cimmino. Lo ha riferito un portavoce della famiglia Russo stesso, che chiede anche alle autorità italiane di mettersi in contatto con quelle messicane per capire cosa effettivamente sia successo ai tre, ormai scomparsi da quasi un mese.
La vicenda, ormai, ha assunto aspetti davvero grotteschi. Il 31 gennaio scorso i tre napoletani in Messico sono letteralmente scomparsi: il primo era stato Raffaele Russo, poi era toccato al figlio Antonio ed al nipote Vincenzo Cimmino, che lo stavano raggiungendo. E proprio grazie al messaggio audio inviato via WhatsApp ad un altro familiare le indagini hanno preso una via precisa.
Antonio aveva spiegato infatti di essere stati "intercettati" dalla polizia mentre stavano facendo benzina, e che questi li avevano invitati a seguirli. Ma, forse notando qualcosa di strano, erano riusciti a mandare quell'ultimo messaggio prima di sparire nel nulla. Da allora un lungo susseguirsi di ipotesi, fino all'arresto di quattro poliziotti, che li avrebbero "venduti" ad una banda criminale messicana.
"Sono stati venduti ad una banda di criminiali per quarantatré euro, poco più di quattordici euro a persona", ha spiegato Gino Bergamè, portavoce della famiglia Russo, "siamo arrabbiatissimi, le autorità italiane si muovano per tentare di capire cosa sia avvenuto. Noi speriamo siano ancora vivi", ha concluso Bergamè. Ma la vicenda sembra ancora lontana dall'essere conclusa. Non sono chiari, infatti, i motivi che avrebbero spinto i criminali a pagare pure di avere i tre nelle loro mani, né quali intenzioni avessero nei loro confronti. Per adesso, insomma, si continua a navigare a vista.