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Napoli: 30mila condanne, ma la pena non scatta. Il motivo? Carenza di personale

Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, ha segnalato la mancata esecuzione di 50mila sentenze nel distretto di Napoli, tra le quali, più della metà sarebbero sentenze di condanna. Il ministro Orlando ha chiesto all’ispettorato di individuare le cause dei ritardi.
A cura di Valerio Barbato
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Giovanni Legnini e Andrea Orlando
Giovanni Legnini e Andrea Orlando

Sono numeri che fanno riflettere quelli rivelati dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. 50mila sentenze definitive rimaste inseguite, tra cui più della metà sono di condanna. Parliamo di 30mila sentenze passate in giudicato in seguito alle quali, però, non è scattata nessuna pena. Il motivo è la carenza di mezzi e personale a fronte, invece, di una alta produttività riscontrata nell'attività dei magistrati napoletani. "Questi numeri – spiega Legnini a margine di un incontro in Corte d'Appello a Napoli – ci spingono ad assumere iniziative, si tratta di persone che devono essere arrestate e di introiti non realizzati".

Legnini ha incontrato alle 9 di questa mattina il presidente della Corte d'Appello di Napoli Giuseppe De Carolis e i consiglieri napoletani del Csm Francesco Cananzi, Antonello Ardituro e Lucio Aschettino. A finire sul tavolo, la grande criticità della carenza di personale, tema segnalato pochi giorni fa al ministro della Giustizia: "C'è una carenza d'organico di personale amministrativo nel Distretto di Napoli e la carenza – sottolinea Legnini – non è solo numerica ma qualitativa. Per la gestione del processo telematico, infatti, servono figure professionali di ingegneri e statistici".Sulla questione si è espresso anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il quale ha chiesto all'ispettorato del ministero di individuare ed esaminare tutte le cause che hanno rallentato l'esecuzione delle sentenze passate in giudicato.

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